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La Stampa

Il meglio a meno di 10 euro ... Il Salone del vino diventa “Wine Show”: i consigli per bere bene a prezzi abbordabili... L’edizione 2010 della Guida di Slow Food... Bere bene e a prezzi ragionevoli. Fino a qualche mese fa, era quasi un’eresia da liquidare con il motto secondo il quale è impossibile avere “la botte piena e la moglie ubriaca”. Erano i tempi del Barolo superstar, del Brunello a peso d’oro; della grande avanzata enologica italiana alla conquista del mondo. Una crescita che non si è affatto fermata, ma che ultimamente deve fare i conti con i venti di crisi calati inesorabilmente anche tra le bottiglie di vino nostrano. L’export arranca, i consumatori che a New York o a Londra sono disposti a spendere più di cento euro per un’etichetta al ristorante scarseggiano e non è neppure d’aiuto la campagna nazionale contro l’abuso di alcol. Secondo l’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), le vendite al dettaglio di vino sono calate nel primo semestre 2009 del 5,5%, con previsioni ancora peggiori per il quadro annuale (-6,3%), mentre i volumi dei doc e docg sono in crescita del 2%. C’è quindi una predisposizione degli italiani, in periodo di restrizioni, a puntare su vini di maggiore qualità. Ma qualità fa sempre rima con prezzi alti? Secondo gli esperti di Slow Food, che domani al Wine Show di Torino presenteranno l’edizione 2010 della “Guida al Vino Quotidiano. I migliori vini d’Italia a meno di 10 euro in cantina”, non è sempre così. Anzi: “Nel nostro Paese c’è una cantina immensa dove scoprire centinaia di etichette a prezzo ragionevole, la cui caratteristica imprescindibile è proprio la qualità” dice Giancarlo Gariglio, curatore della guida insieme con Fabio Giavedoni. “In un contesto di crisi strutturale, dove stanno venendo a galla alcune bolle speculative alimentate negli anni passati, è quanto mai opportuno ripartire dal basso, dalla sana tradizione di bere un bicchiere di vino a pranzo e uno a cena, senza eccessi né per la salute, né per il portafoglio”. Per i critici del vino, spiega Gariglio, “è senza dubbio più facile parlare di una Ferrari piuttosto che cercare di sedurre gli enoappassionati con un’utilitaria”. Eppure, sono proprio i vini venduti in cantina dai 4 ai 10 euro la bottiglia che consentono alle aziende di realizzare la gran parte del fatturato. “Il concetto di vino quotidiano non fa breccia tra chi cerca il glamour tra i calici, invece può essere il recupero di una parola nobile e con risvolti estremamente positivi”. La guida invita i consumatori a rifornirsi localmente, suggerisce come spendere al meglio i propri soldi visitando le cantine, per conoscere da vicino l’impegno dei vignaioli. Ma ciò non ha nulla a che vedere con l’immagine di qualche decennio fa, dove una damigiana di “rosso” troneggiava sulla capote dell’auto a spasso per le colline. Le cantine segnalate sono 1.700 e per ognuna sono indicati fino a tre vini con un rapporto molto favorevole tra qualità e prezzo. Tra queste 4.000 etichette, 300 si sono aggiudicate il massimo riconoscimento, mentre i restanti vini sono segnalati con una o due stelle a seconda del punteggio raggiunto nelle degustazioni alla cieca. In questo viaggio in Italia attraverso terroir meno celebrati, in compagnia di vitigni autoctoni dai nomi un po’ esotici e di vini dal forte timbro territoriale, la regione che ha ottenuto il maggior numero di etichette è il Piemonte, con 59 vini segnalati. Seguono Toscana (51), Veneto (25) e Friuli Venezia Giulia (21). Fino a due anni fa, la guida ai vini “low cost” aveva come tetto massimo gli 8 euro. Alzando la soglia di 2 euro. si sono spalancate le porte a intere denominazioni come la Barbera d’Asti e i vari tipi di Dolcetto. Ci sono i vini del momento, come i siciliani prodotti alle pendici dell’Etna, e una ventina di Chianti Classico. Ma non mancano neppure etichette di Soave e di Verdicchio che, all’epoca della sinergia ormai conclusa con il Gambero Rosso, avevano ottenuto da Slow Food gli ambiti “tre bicchieri”.

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