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La Stampa

Sostiene Slow Food ... La centrale a biomassa che minaccia il Roero... Il vignaiolo custodisce e modella il paesaggio nel rlspetto della biodiversità”. Questo e uno dei punti chiave del Manifesto di Vignerons d’Europe, letto e approvato a Firenze, nella Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il 7 dicembre scorso (www.vigneronsdeurope.com). Ma cosa accade quando il vignaiolo non ha un paesaggio da custodire, perché questo e stato rovinato dalla scarsa lungimiranza dell’uomo? Una domanda che un gran numero di produttori viticoli di Canale (“capitale” del Roero) si sta facendo in questi mesi. Da quando il Consiglio comunale del paese, riunito in seduta straordinaria il 25 novembre 2009, ha approvato una variante al piano regolatore per consentire la costruzione di una centrale elettrica a biomassa - alimentata con la legna - dotata di due ciminiere alte 30 metri e un capannone alto 22 per lo stoccaggio del combustibile. La zona scelta per la costruzione è in un fondovalle. La futura centrale sarà circondata da una delle zone “vitate” più scenografiche del Piemonte. Pare un po’ strano e contraddittorio dare il via all’edificazione di un grande impianto industriale in un territorio come quello di Langa e Roero, candidato a entrare nel ristretto club delle meraviglie dell’Unesco. Da qualche mese si fronteggiano due schieramenti contrapposti, da una parte l’amministrazione di Canale, che ritiene la costruzione di questa centrale a biomassa strategica dal punto di vista dello sviluppo economico, dall’altra la stragrande maggioranza dei contadini e vignaioli, che temono di veder compromessa la salubrità dei loro prodotti. Un’eventualità non remota questa: uno studio del fitopatologo Giacomo Olivero sostiene che si generera un incremento dei livelli di contaminazione da parte di formaldeide, idrocarburi aromatici policiclici, diossine e Pcb. Citando ancora lo studio, “l’aumento dell’acidità delle piogge, che si generera con l’entrata in funzione dell’impianto, determinerà sulle foglie delle viti e sugli acini un’erosione delle cuticole cerose”. In parole povere, le foglie ingialliranno prima del dovuto e le uve saranno più soggette a malattie. Tra le quali le muffe. Tutto questo colpirà un’economia legata al vino che a Canale genera ogni anno 70 milioni di euro. La centrale saprà far meglio? E a favore di chi?

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