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La Stampa

Arriva il “federalismo” dei vini ... Varata la legge per la tutela delle bottiglie italiane di qualità. Le Regioni tareranno la produzione delle uve sul mercato... Forse è esagerato parlare di federalismo del vino, ma il decreto legislativo a tutela dei vini di qualità approvato dal Consiglio dei Ministri contiene, tra le varie norme, una regola che secondo Giuseppe Martelli, direttore generale dell’Assoenologi, è “innovativa e importante”: le Regioni hanno la possibilità di contenere o abbattere la produzione vinicola se le uve non dovessero trovare mercato. Di fatto, “un contingentamento tarato sulla commercializzazione” che si aggiunge alla semplificazione amministrativa e alla scelta di affidare ad un soggetto terzo e non più ai consorzi la qualità del prodotto. Dopo diciotto anni, così, l’Italia si dota di nuove regole adeguandosi alla nuova organizzazione comune di mercato dell’Unione Europea. Luca Zaia, ministro dell’Agricoltura, parla di “un provvedimento storico”. A dire il vero tutti i rappresentanti della filiera danno un giudizio positivo del provvedimento che interessa circa il 60% della raccolta nazionale di uva destinata a produzioni di vino tutelate dalle denominazioni. Il motivo? “Perché si mette al centro la qualità dei vini, la tutela dei consumatori e il rafforzamento della redditività delle imprese”. Che cosa cambia? Vengono aboliti l’Albo dei vigneti Do e l’elenco delle vigne Igt che vengono sostituiti con un unico schedario viticolo gestito dalle regioni. È anche prevista un’unica denuncia di produzione annuale. Si introducono così strumenti di semplificazione amministrativa per gli svariati adempimenti procedurali a carico dei produttori. Viene raddoppiato da cinque a dieci anni il tempo per il passaggio dalla Doc alla Docg. Il sistema dei controlli e delle sanzioni viene radicalmente trasformato togliendo il potere ai consorzi con l’obiettivo di assicurare la trasparenza e la tutela dei consumatori e delle imprese rispetto ai fenomeni di contraffazione, usurpazione ed imitazione. Tutto bene, allora? Secondo Cia, Coldiretti e Confagri adesso è “necessario completare la riforma con la predisposizione dei decreti applicativi”. Fedagri-Confcooperative sottolinea che “la semplificazione deve consentire agli operatori viti-vinicoli di trovare il giusto equilibrio tra l’effettiva efficacia dei controlli e l’opportunità di gravare il meno possibile, burocraticamente ed economicamente sui produttori”. Più cauto il giudizio di Federvini, la federazione degli industriali produttori, che sottolinea la “necessità di procedere ad un ulteriore approfondimento sul valore di alcune restrizioni introdotte rispetto a quanto previsto dalle regole comunitarie”. A questo si aggiunge la preoccupazione per la possibile erosione dei “già esigui margini del settore a causa dell’aumento dei costi di produzione derivanti dalle scelte operate in materia di Consorzi e controlli”.

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