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La Stampa

Il Barolo di qualità aggiunge al rosso una punta di verde ... L’ambiente nel bicchiere... Al Vinitaly c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno. Sono i produttori di Barolo e Barbresco, che dopo mesi di flessioni nelle vendite iniziano a percepire un mutamento nella direzione del vento. Angelo Gaja predica prudenza: “Non è il caso di lasciarsi prendere dall’entusiasmo, ma dai mercati stranieri arrivano i primi segnali di ripresa. Occorre lavorare sodo per non disperderli”. Per mercati esteri s’intende soprattutto Stati Uniti e Germania, ma anche Nord ed Est Europa. “Gli importatori in arrivo da queste aree sono una delle novità più interessanti della fiera”, dice Alfio Cavallotto, barolista di Castiglione Falletto. Per Pietro Ratti, produttore a La Morra e neopresidente del Consorzio di tutela del Barolo e Barbaresco, “è tipico dei nostri grandi vini subire più pesantemente i momenti di crisi, per poi cogliere più in fretta di altri i momenti di rilancio. Quando si tagliano i consumi, le bottiglie più care sono le prime a farne le spese. Ma la qualità non si dimentica e le nuove annate di Barolo e Barbaresco sono perfette per riconquistare la fiducia degli appassionati”. Con una novità, però: se da sempre i figli del nebbiolo sono sinonimo di terroir e identità, anche in Langa si sta imponendo una via colorata di verde, dove tradizione e innovazione si uniscono all’insegna della sostenibilità ambientale. Da, anni il gruppo Viniveri, un consorzio di produttori presieduto da Augusto Cappellano di Serralunga d’Alba, propone un Controvinitaly a poca distanza da Verona, sbandierando con convinzione il “credo” del biologico e del biodinamico. Ma anche una grande azienda come Fontanafredda sottolinea con orgoglio l’impatto zero dei propri vigneti sull’ambiente: riduzione del 60% dei trattamenti antiparassitari, impiego di solfiti in cantina inferiore al 50% della concentrazione massima consentita, packaging riciclabile e biodegradabile, bottiglie con vetro per l’85% riciclato. Ai nuovi consumatori non basta più, insomma, valutare ciò che arriva nei calici: vogliono sapere come si lavora tra le botti, con quale sensibilità si conducono i vigneti. Una tendenza che non riguarda soltanto i frutti del Piemonte. In Sicilia, ad esempio, Tasca d’Almerita è la prima azienda ad aderire al progetto “SOStain” realizzato da un gruppo di ricercatori universitari coordinati dal professore Ettore Capri dell’Università Cattolica di Piacenza: introduce un codice di comportamento che persegue obiettivi ambientali ed economici, garantendo al viticoltore di ottenere in modo continuo e nel lungo periodo benefici sociali ed umani. “Biologico e biodinamica sono la nuova frontiera del Vigneto Puglia”, è la sfida lanciata dall’assessore regionale pugliese alle Risorse agroalimentari, Dario Stefano, che può già contare su 6.000 aziende certificate.

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