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La Stampa

L’Onu dei contadini ... Le colture tradizionali e dimenticate sono protagoniste di Terra Madre e del Salone del Gusto... Si chiama Rosario Rejas, ha il volto scolpito delle contadine andine e un’età che è difficile da definire. Ha in testa il cappello che sugli altipiani serve per ripararsi dal sole e addosso un vestito multicolore che ai raggi di quel sole si ispira. La trovi allo stand dei presidi Sudamericani e se quella parola esistesse nella sua cultura potresti dirla una testimonial della Kanihua: “E’ un grano molto leggero - spiega cercando di italianizzare lo spagnolo. - Ma riesce a dare “fortaleza” alle persone deboli. A coltivarlo siamo rimaste solo 22 famiglie. Grazie a Slow Food abbiamo creato un presidio e qui cerchiamo di farlo conoscere”. E a vedere gli occhi di Rosario non puoi non dar ragione a Carlin Petrini, anima di Slow Food, quando ripete come ha fatto ieri inaugurando Terra Madre: “I principali depositari dei saperi tradizionali sono gli indigeni, i contadini, le donne e gli anziani, proprio le categorie meno considerate oggi dalle istituzioni e dai media”. E Terra Madre e il Salone del Gusto, le due kermesse che si sono aperte ieri in parallelo, tra Palaisozaki e Lingotto, alla presenza del ministro italiano (Giancarlo Galan) e del commissario europeo (Dacian Ciolos) all’agricoltura vogliono essere, nelle intenzioni degli organizzatori, anche un risarcimento per quella scarsa considerazione.

Così per cinque giorni quei contadini e quei piccoli produttori diventano protagonisti. Come l’etiope Malebo Mancha Maze, rappresentante degli agricoltori di lingua gamo, che ha iniziato il suo discorso a Terra Madre, benedicendo i partecipanti con l’erba verde delle sue montagne. “Se vogliamo mantenerci in vita e poter mangiare - ha detto - dobbiamo saperci abbracciare tutti”. Meno “ecumenico” l’intervento di Albina Morilova, della comunità dei nativi Kamchadal, di quel lembo di Asia che sia chiama Kamchatka: “Le grandi aziende pescano tutto; prendono il caviale per guadagnare soldi, lasciando i rifiuti e gli scarti del pesce sulle coste dei fiumi e dell’oceano. A loro non interessa se il pesce risalirà i nostri fiumi anche l'anno prossimo, a loro non interessa per niente il futuro”.

E se dal Palaisozaki si passa al Lingotto, cambia il clima ma i protagonisti sono simili. Come il formaggiaio bretone che ha portato qui i suoi “caprini” e non si sa se la gente davanti al suo stand sia più incantata dalle mille forme diverse di quei formaggi dalla scorza grigia o dalla sua folta barba che ha lo stesso colore. O come i produttori di baccalà norvegese arrivati con i loro merluzzi sotto sale (dall’odore intenso) e le aringhe affumicate, e cercano di spiegare con le dita quanto costano. Il Salone diventa anche una cassa di risonanza per i problemi italiani di oggi, così i produttori di pomodori della Campania espongono manifesti di solidarietà con la protesta antispazzatura. E Petrini nel suo discorso spiega che il “rilancio dell’agricoltura italiana deve passare attraverso il ritorno alla terra da parte delle nuove generazioni (oggi solo il 7 per cento dei contadini ha meno di 35 anni). Per fare questo occorre però che i produttori vengano rimunerati il giusto, che si riduca la burocrazia, che le banche diano accesso al credito con più facilità”.

Il rischio, in caso contrario, è che scompaiano quei prodotti che adesso sono le perle del salone, capaci di attirare una folla che anche quest’anno fa la coda davanti agli stand, per assaggiare in punta di forchettina le olive infornate di Ferrandina o il pane di Castelvetrano, il salame di Fabriano o la ventricina del Vastese.

Presidi e bancarelle

Dai cinque continenti

Bandiere di tutto il mondo per la cerimonia di apertura di Terra Madre al Palaisozaki. Non solo folklore delle tradizioni ma anche i problemi di sopravvivenza che hanno i contadini e i pescatori
Dal Sud America

Sono numerosi gli agricoltori venuti a far conoscere i prodotti della loro terra. Tra quelli andini, una coppia di abiti tradizionali promuove la kanihua, grano leggero, coltivato sono da ventidue famiglie.
Degustazioni
Specialità di 160 Paesi tra gli stand. Dai pomodori della Campania ai formaggi bretoni, dal baccalà scandinavo ai datteri del deserto libico
I re del cocktail

Si chiama “Slowfever”è la grande novità del Salone. Alcuni dei “Bartender” più famosi del mondo preparano “Bloody Mary” o “Manhattan”
Tabacco

Un presidio “anomalo” è dedicato al sigaro extravecchio toscano che rilancia le antiche coltivazioni di tabacco in Maremma
Il vino slow

Esordisce “Slow wine”, una guida ai vini d’Italia e uno spazio al Salone per degustare storiche annate di 1800 aziende di tutto il mondo
Bambini e cibo

In questa edizione del Salone del Gusto è stato riservato uno spazio particolare all’educazione alimentare dei più piccoli . “Orto in condotta” è un modo per promuoverla anche nelle scuole.
Carlo Petrini

Per il Presidente di Slow Food, anima del Salone, il rilancio dell’agricoltura italiana non può non prevedere “il ritorno alla terra di nuove generazioni”

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