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La Stampa

Rivoluzione alla Ue La politica agricola Sceglie i criteri verdi … Pronte le linee guida da discutere in Parlamento … Il rivoluzionario verde dell’Europarlamento, Jose Bové, ha detto che va bene, che finalmente Dacian Ciolos ha proposto “un modello per riequilibrare la distribuzione degli aiuti comunitari fra i paesi e fra i contadini”. L’appoggio quasi incondizionato degli ambientalisti, in genere, non garantisce vita facile per le proposte della Commissione, eppure il romeno che lavora alla nuova Politica agricola comune troverà nelle parole del parlamentare più di una ragione di soddisfazione. Lui è il primo a dire che la posta più grande del bilancio Ue - vale il 39% del totale - deve essere gestita in modo equilibrato, equo e sostenibile. Che glielo ripeta uno come Bové non può che essere un buon viatico per continuare a sognare di poter rimettere le cose a posto dopo 50 anni. Tutto è scritto nella Comunicazione approvata giovedì a Bruxelles, un testo che mette sul tavolo le opzioni possibili per la Pac del dopo 2013. E’ il documento sulla base del quale verrà lanciato il dibattito istituzionale col Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri dell’Ue che rappresenta i governi. La Commissione spera di essere in grado di formalizzare il suo testo legislativo formale verso metà 2011. Deciso l’approccio di Ciolos: “L’Europa è davanti ad una scelta cruciale per le prossime generazioni, una scelta di società - ha affermato : o dare vita ad una politica agricola forte, oppure ritrovarsi un’agricoltura europea marginale. Noi siamo per una politica forte che sia unita nella diversità”. Una delle opzioni suggerisce di abbandonare le misure di sostegno al reddito e le misure di mercato e concentrare l’azione sugli obiettivi in materia di ambiente e cambiamento climatico. Bruxelles propone anche di introdurre per le piccole aziende agricole un nuovo regime di aiuti europei, semplificando all’osso le procedure burocratiche, tenendo tuttavia un occhio di riguardo alle aziende con un numero elevato di lavoratori. La vera novità immaginata da Ciolos riguarda proprio i criteri per gli aiuti diretti. Il romeno suggerisce di cambiare i parametri di riferimento e eliminare il ricorso ai criteri storici. “Non vogliamo tagliare gli aiuti agli uni per darli agli altri - ha spiegato il commissario -, tuttavia non possiamo continuare a conteggiarli sui livelli di produzione che l’imprenditore agricolo realizzava 15 anni fa”. Per il calcolo, ha precisato, occorrono valori oggettivi, e non solo quelli relativi alla superficie di un’azienda, ma ad esempio, tenendo conto dei costi di produzione e di altri fattori. “Non ci saranno riduzioni drastiche - ha promesso - puntiamo ad un riequilibrio transitorio”. Reazioni? Il principale sindacato agricolo Ue, il Copa-Cogeca, ha già detto che i costi dei criteri “verdi” della nuova Pac sarebbero eccessivi, è la solita solfa, l’innovazione si considera solo col denaro pubblico. Dubbi anche dal governo tedesco, il che è sempre una chiara ipoteca. Il presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, Paolo De Castro (Pd) ha sottolineato che “Senza un quadro chiaro e definito delle risorse non approveremo alcuna disposizione legislativa”. Qualcuno ha calcolato che l’Italia potrebbe perdere un terzo degli aiuti. D ministro Galan ammette che “il rischio c’è”, ma non si dà per vinto. “La trattativa dura un anno - ha dichiarato -. Noi siamo qui e dobbiamo farci rispettare: spero che saremo abbastanza svegli da non farci fregare”.

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