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La Stampa

Le organizzazioni italiane: “ I nuovi entrati non dovranno usufruire delle nostre risorse” … L’allarme per quei 4 miliardi da Bruxelles … La parola d’ordine delle organizzazioni agricole è di fare di tutto per evitare che la riforma della politica agricola comune provochi contraccolpi negativi per il settore. Già, perché quel che è certo è che l’Italia farà fatica a mantenere quei 4 miliardi di contributi che arrivano ogni anno da Bruxelles. Difficile quantificare l’entità dei tagli ed è per questo motivo che le associazioni degli agricoltori provano a costruire alcune linee di difesa per evitare di “smantellare l’unica politica comune dell’Ue”. La prima: “Occorre assicurare che la politica agricola comune mantenga un adeguato ammontare di risorse di bilancio” , chiede la Coldiretti. La seconda: “E’ necessario evitare la paventata possibile redistribuzione delle ricorse comunitarie a favore dei nuovi paesi membri’, sottolineano in - una nota Cia, Confagricoltura e Copagri. E non .è un caso che questi siano i primi due impegni che le associazioni chiedono di prendere al governo Italiano nel corso di un negoziato che durerà dodici mesi passando prima all’esame del Consiglio dei Ministri dell’Ue e poi del Parlamento. Trattativa aperta, dunque, dove Giuseppe Politi (Cia), Federico Vecchioni (Confagricoltura) e Franco Verrascina (Copagri) avanzano una terza richiesta: una transazione graduale dall’attuale sistema dei pagamenti diretti facendo attenzione a tutelare alcuni settori strategici “per i quali l’omogeneizzazione dei pagamenti potrebbe tradursi in una drastica riduzione dei redditi e del potenziale produttivo”. Sergio Marini (Coldiretti) entra poi nel merito della riforma sottolineando la necessità di “valorizzare il ruolo degli agricoltori come produttori di cibo e non di commodity avvicinandoli ai consumatori anche per rispondere alla loro domanda di informazione e trasparenza”.

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