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La Stampa

“Una politica agricola più verde” ... La chiede alla Ue il 55% degli operatori, ma con garanzie di reddito... Sondaggio di Fieragricola: in vista della riforma molte aziende pronte a legare i contributi a obiettivi ambientali... La Politica agricola comunitaria (per chi è del ramo, la “Pac”) è croce e delizia per chi lavora nei campi; delizia perché apporta risorse, croce perché provoca storture di vario tipo, come è inevitabile ogni volta che si interviene sul mercato (sia pure con l’intenzione ultima di tutelarlo). Dalla nascita della Cee/Ue nessun capitolo della poi1itica europea ha prodotto più polemiche, ma che cosa pensano gli agricoltori italiani della Pac in vista della riforma del 2013, che determinerà la linee d’intervento pubblico dal 2014 al 2020? La grande esposizione di settore di Fieragricola ha svolto un sondaggio fra gli addetti ai lavori chiedendo loro di esprimersi sulla prima bozza della nuova Politica agricola comunitaria (risultati nel sito www.fieragricola.com). Dai 339 questionari compilati online sono emersi risultati in parte sorprendenti. Gli obiettivi della Pac, innanzitutto. Emerge un grande affiato verde: se 1145% degli agricoltori attribuisce alla Politica comune l’obiettivo preminente di garantire una produzione alimentare redditizia, un’altra quota del 45% indica invece come priorità il mantenimento dell’equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali e un ulteriore 10% cita la gestione sostenibile delle risorse naturali e la difesa del clima. Come si spiega? Gli agricoltori sembrano essersi in maggioranza convinti che questa sia l’onda della storia e che sarà anche la maniera migliore per ricavare un reddito dalla loro attività.
In coerenza con tali convinzioni, ben il 32% degli agricoltori si dice pronto a sostituire gli attuali aiuti diretti con pagamenti legati al raggiungimento di obiettivi ambientali, come ipotizzato in una delle bozze ufficiali di riforma della Pac, illustrata dal commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos. Resta comunque un solido 49% che non vorrebbe abbandonare il sistema dei pagamenti diretti alle aziende agricole, che dà stabilità. Sul fronte strettamente economico l’80% degli intervistati ritiene che debba essere fissato un tetto contributi- vo minimo; il 14% punta a escludere i benefici Pac sotto i 100 euro, mentre il 12% vorrebbe un minimo di addirittura 5 mila euro (gli altri indicano soglie intermedie). Più sorprendente è che il 68% voglia, virtuosamente, un tetto da non superare alle erogazioni de1IaPa:c per azienda: il 24% pone il limite dei 250 mila euro e addirittura il 48% indica 150 mila. La prima occasione per parlare della Pac post-2013 è offerta dall’Assemblea nazionale del settore ortoflorofrutticolo di Fedagri-Confcooperative; l’incontro dedicato alla riforma si terrà domani. presso il Consorzio casalasco del pomodoro di Rivarolo del Re (CR) e dopodomani presso la Camera di commercio di Cremona.

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