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La Stampa

Rosso di Montalcino: l’85% può bastare? ... I produttori vogliono cambiare la miscela delle uve per adeguarsi ai mercati mondiali, ma è scontro sulla qualità. La decisione è stata rinviata di tre mesi...
Dopo lo scandalo, le tensioni. E il rischio spaccatura. Sarebbe stato davvero troppo per il Consorzio del Brunello di Montalcino, con la vetrina di “Benvenuto Brunello” alle porte. Così, ieri si è deciso per un rinvio. Ora ci saranno tre mesi di tempo per decidere se la combattuta modifica del disciplinare della Doc del Rosso s’ha da fare. Quella che gli esperti del settore hanno già definito la “battaglia di Montalcino” ha inizio a metà dicembre, quando i quindici membri del Consiglio di amministrazione del Consorzio si sono ritrovati a proporre di modificare le prescrizioni per l’etichetta del Rosso, uno dei tre vini tutelati dal Consorzio. Oggi non si può definire “di Montalcino” una bottiglia che non sia prodotta al 100% da vitigni di Sangiovese. L’idea del Consiglio di amministrazione era invece quella di abbassare la quota all’85%, utilizzando per un 15% vitigni di Merlot o Cabernet. La prospettiva non è piaciuta a molti: subito si è acceso il dibattito. E soprattutto ha ricordato a tutti un recente passato che “sa di tappo”, e ha fatto il giro del mondo screditando il marchio di Montalcino. Il processo è ancora in corso. Nessuno ha dimenticato l’indagine della Procura di Siena che evidenzia, dal 2004 al 2007, numerose irregolarità compiute proprio per introdurre nella produzione dei vini vitigni che non erano di Sangiovese. In sostanza, la stessa operazione che oggi si cerca di legalizzare. A ottobre l’udienza preliminare si è chiusa con quattro patteggiamenti, un rinvio a giudizio e un proscioglimento. Dopo la proposta del Consorzio, molti produttori si sono attivati. Francesco Illy, presidente della Mastrojanni, acquisita nel 2008 dal Gruppo Illy, ha preso carta e penna per scrivere a tutti i 250 colleghi produttori. La lettera è diventata presto un caso, tra newsletter e i ricchissimi blog del settore. E la pressione esercitata sul Consorzio ha garantito che ieri sia stato proprio il direttivo a proporre un rinvio, subito accolto dalla platea. “C’è qualcuno - spiega Riccardo Illy, presidente della holding che controlla anche Mastrojanni e Illy caffè - che vuole imbastardire il Rosso”. Secondo Illy, la scelta farebbe male a tutti: al marchio, in particolare ai piccoli produttori, e sarebbe studiata per compiacere le guide americane. “La perfetta simbiosi tra il Rosso e il Brunello - aggiunge iliy - non va distrutta modificando il disciplinare del Rosso, semmai va meglio interpretata”. Soddisfatto del rinvio anche il presidente del Consorzio, Ezio Rivella, mentre ieri sera il blog VinoWire avanzava il sospetto che dietro alla pax temporanea ci fosse il timore del Cda di essere battuto ai voti. L’enologo Luca Maroni non chiude del tutto alla revisione del disciplinare, ma “la strada migliore - nota - è investire sui vitigni autoctoni”. Piuttosto, secondo l’anima di SensofWine, i produttori dovrebbero rivedere il tempo di invecchiamento: “entro i due anni - garantisce - in legni nuovi o in barrique”. I prossimi mesi diranno di più su un tema emblematico per le migliaia di produttori tutelati dalle Doc in giro per tutto il Paese.

I numeri

250 produttori vinicoli Le aziende inserite all’interno del Consorzio del Brunello

142 milioni di euro Il giro d’affari registrato nel 2010 (+5% rispetto all’anno precedente)

62 per cento Del business del Brunello di Montalcino viene realizzato al di fuori dei confini nazionali


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