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La Stampa

“UNA’”, il mix di vitigni bandiera del Bel Paese ... “Ma con gli agnolotti ci vuole un vino rosso!”. La puntualizzazione non era di un commensale qualunque, ma di Giorgio Napolitano seduto al ristorante d’autore della Fiera di Verona, lo scorso anno a Vinitaly. Una visita eccezionale per il vino italiano, che soffriva come non mai sui mercati interni ed esterni. In cucina aveva acceso i fuochi Piero Bertinotti, lo chef patron del ristorante Pinocchio di Borgomanero, mentre i vini erano stati scelti dai sommelier, che avevano allestito un’enoteca con tutte le specialità italiane. Il Presidente della Repubblica, con la signora Clio, fin dal suo ingresso sembrò perfettamente a suo agio in quel contesto di etichette e di omaggi e il cerimoniale, davanti agli agnolotti al sugo d’arrosto, andò letteralmente in brodo di giuggiole. “Quale vino rosso gli possiamo dare?” chiesero i sommelier addetti al servizio. “Un Dolcetto di Dogliani” risposi a colpo sicuro: un presidente che omaggia un altro presidente, cedendo a un abbinamento tutto piemontese. Andò tutto bene, sennonché nel commiato finale, dopo aver stretto lungamente la mano a Bertinotti (lo chef, si, intende), Napolitano espresse il pensiero che il vino era davvero un prodotto che unisce l’Italia. E a tavola, col presidente della fiera di Verona, Riello, nacque l’idea di un vino celebrativo che radunasse i vitigni a bacca bianca e rossa delle 20 regioni. “È un’eccellente idea - disse il Presidente della Repubblica - e l’appoggio senza nemmeno pretendere il diritto alla prima bevuta”. Lunedì il presidente e il direttore di Fiera Verona gli hanno consegnato a New York le prime bottiglie, nate da un’équipe di enologi capitanati da Riccardo Cotarella, con la vinificazione di uve bianche autoctone di tutte le regioni (priè blanc, cortese, trebbiano di Lugana, vermentino, garganega, weissburgunder, friulano, pignoletto, vernaccia di San Gimignano, malvasia, grechetto, verdicchio, trebbiano, falanghina, fiano, greco, greco bianco, grillo, vermentino) e di quelle rosse (petit rouge, barbera, croatina, rossese di Dolceacqua, raboso, teroldego, refosco del peduncolo rosso, sangiovese, cesanese di Affile, sagrantino, lacrima, montepulciano, tintilia, negroamaro, aglianico, aglianico del Vulture, gaglioppo, nero d’Avola, carignano) delle vendemmie che vanno dal 2005 al 2009. Sono 6.800 bottiglie, in tre formati (jéroboam, magnum e standard) che saranno utilizzate per rappresentanza. Le bottiglie, da un’idea dell’architetto Aldo Cibic, evocano un quadro di Giorgio Morandi e anche il contenuto è curioso: nel vino bianco d’Italia “UNA” senti il profumo delle arance candite e poi una pressante sapidità in bocca, quasi a evocare il mare e i suoi abbinamenti. L’“UNA” rosso ha i profumi della frutta matura e delle ciliegie sotto spirito; in bocca colpisce la trama fine dei tannini, l’equilibrio, il corpo, la media persistenza anche qui rimarcata da acidità, sapidità e tannicità. Due buoni vini, ma anche due “incompiute” che fanno venire voglia di scoprire la compiutezza - quella sì - delle unicità dei vini (da monovitigno) del nostro Paese. Il Vinitaly è tutto questo.

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