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La Stampa

L’Enologia: meno centri universitari ma più qualità ... Martelli: “Professione cruciale per il settore vino. Ogni anno si creano 200 nuovi posti di lavoro”... La società fu fondata ad Asti nel 1891, prima dei francesi... Asti, 7 maggio 1891. Antonio Marescalchi e altri 46 colleghi danno vita alla Società degli enotecnici italiani che “tutela i comuni interessi, senza perdere di mira la prosperità dell’industria vitivinicola italiana”. Quel giorno nasce la più antica associazione mondiale di tecnici vitivinicoli che 120 anni dopo, e nonostante la crisi, riesce ancora a creare nuovi posti di lavoro. Non si tratta di grandi numeri: duecento professionisti l’anno ma come spiega Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi, rappresentano una “figura cruciale della viticoltura italiana ed è per questo motivo che il nostro comparto è anticiclico rispetto all’occupazione”. Del resto solo duecento dei 600 studenti che si iscrivono ai corsi di laurea in viticoltura ed enologia completano il ciclo di studi - e riescono a trovare un lavoro in tre anni - ed è per questo motivo che l’associazione auspica che “si arrivi alla definizione di pochi e qualificati centri universitari”. La riforma Gelmini ha dimezzato il numero delle università che prevede il corso di Laurea in viticoltura ed enologia, ma Martelli sembra chiedere un’ulteriore concentrazione “perché abbiamo bisogno di corsi capaci di mettere sul mercato giovani all’altezza della sfida che gli viene richiesta e che nel momento in cui entrano in un’azienda, fin dal primo momento sappiano dove mettere le mani”. Già perché il contesto di inserimento dei neo-laureati non è facile: “La dimensione minima richiesta a un’azienda per poter giustificare e sostenere il ricorso a un enologo è di 30 ettari. In Italia operano circa un milione di aziende vitivinicole ma quelle che raggiungono tale standard sono meno di 5 mila”. Questo, però, è il futuro. Oggi è il momento di far festa perché “non esistono altre organizzazioni di categoria di tecnici vitivinicoli al mondo che possano vantare una data di fondazione antecedente al 1891, basti pensare che la francese Union Francaise des Oenologue è stata costituita solo nel 1959”, spiega con orgoglio Martelli. Il lavoro dell’enologo si è modellato nel corso degli anni sul mutato panorama del patrimonio viticolo italiano, passato dagli 1,2 milioni di ettari degli Anni 80 ai 640 mila attuali, mentre la produzione di vino è passata da una media di 63,6 milioni di ettolitri nel periodo 1986-95, ai circa 45,5 milioni di ettolitri dell’ultimo triennio. Ancora Martelli: “L’enologo, che in passato era esclusivamente un tecnico di cantina ha sviluppato competenze commerciali e di marketing allargando sempre più il perimetro della propria attività in azienda. La richiesta, oggi, guarda infatti anche alle competenze commerciali oltre che a quelle tecniche”.

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