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La Stampa

Sostiene Slow Food ... La biodiversità trova casa in Maremma... Aleatico, Alicante, Ansonica, Canaiolo, Ciliegiolo... sembrano le parole di una filastrocca, e invece sono alcuni dei più antichi vitigni della Maremma e dell’isola d’Elba. Poco noti, a differenza del loro celebre vicino di casa - il Sangiovese - sanno anch’essi dare vini di grande interesse, raccontando uno dei territori più belli d’Italia. Nove piccoli produttori hanno creato un’associazione (Cammino Autoctuve) per farli conoscere e per tutelarli, assieme alla stessa viticoltura, che in alcune aree di questo territorio ha quasi rischiato di scomparire. L’isola d’Elba, ad esempio, all’inizio del Novecento possedeva una superficie vitata di 5 mila ettari, ma a distanza di un secolo, l’Aleatico - il suo vino simbolo - occupa appena 25 ettari. Questi viticoltori, insieme con i produttori di miele, pani, formaggi, dolci (come lo sfratto e il bollo, preparazioni della tradizione ebraica di Pitigliano) sono esempi virtuosi di ciò che potrebbe essere l’agricoltura del futuro. Un’agricoltura capace di dare opportunità ai giovani, valorizzare il territorio, preservare aree di grande pregio naturalistico come quelle del Parco della Maremma. Non a caso la Casa della Biodiversità - sede toscana della Fondazione Slow Food per la Biodiversità - sarà inaugurata oggi proprio qui, nel cuore dell’azienda regionale agricola Alberese: un’azienda biologica con oltre 4000 ettari di pinete, boschi, oliveti, pascoli; il regno delle vacche maremmane, splendidi animali dalle grandi corna a lira, che vivono bradi tutto l’anno, governati dai butteri che montano a cavallo ogni mattina per governare le mandrie. In questo magnifico contesto, è stata allestita una sede aperta al pubblico: per dare voce ai produttori del territorio, organizzare scambi di esperienze tra diversi paesi (del Nord e del Sud del mondo), raccontare i progetti di Slow Food a tutela della biodiversità agroalimentare: dai Presìdi all’esperienza dei mille orti in Africa.

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