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La Stampa

Agricoltori sul piede di guerra ... “Impossibile stare fermi mentre caro-gasolio e Imu uccidono le imprese” ... Fabbricati rurali. Estimi catastali dei terreni agricoli. Carogasolio. Sono questi i tre provvedimenti adottati dal governo Monti che vengono visti come fumo negli occhi dagli agricoltori tanto da spingere le loro organizzazioni a proclamare la mobilitazione: “Siamo pronti ad una mobilitazione generale, comune e massiccia di tutta l’agricoltura italiana”, annuncia Maurizio Gardini. E il presidente di Fedagri-Confcooperative parla anche a nome di Legacoop-agroalimentare e di Agci-Agrital: cioè 720 mila produttori e oltre 5 mila cooperativa attive. Ma sul piede di guerra ci sono anche la Cia-Confederazione agricoltori, Coldiretti e Confagricoltura. Non siamo ancora alla rivolta dei forconiche sta andando in scena in Sicilia ma il malessere sta montando. Il motivo? Coldiretti ha calcolato in 400 milioni la stangata legata al caro-benzina per il settore primario e in un miliardo gli effetti dell’Imu dopo la decisione dell’esecutivo di chiedere il ritiro dell’emendamento che prevedeva una differenziazione del trattamento fiscale per chi il terreno lo usa per vivere e lavorare. Nel primo caso si spendono circa 150 euro in più per ara un campo di dimensioni medie. Per chi semina il rincaro è stato di 120 euro così come per la trebbiatura dei cereali e lo spandimento del letame. Il costo dei trattamenti è raddoppiato (da 32 a 64 euro). Pesante anche l’aggravio dei costi per chi usa la vendemmiatrice: quasi 400 euro. E i rincari vanno a colpire serre , stalle ed impianti di essiccazione per il foraggio. Pesante anche l’impatto dell’Imu. Per una stalla di 480 metri quadrati, con rendita di euro 3.800, si pagheranno ex novo 479 euro. Un terreno agricolo con rendita catastale di 1000 euro sarà gravato di 131 euro di tassazione in più. Con l’Imu l’imposta sarà di 1.140 euro, 131 euro in più. Un’abitazione principale “rurale” con rendita catastale di 680 euro ha un costo di 256,96 euro. Gardini attacca: “Troviamo inaccettabile che in Italia vinca chi scende in piazza e paralizza le città. Se le lobby dei tassisti, dei farmacisti e dei notai riescono a bloccare qualsiasi tentativo di liberalizzazione, gli agricoltori non possono restare a guardare di fronte ad una tassazione che ucciderebbe il settore”. E Giuseppe Politi, presidente della Cia, spiega perché: “I costi cresciuti a livelli record e destinati ulteriormente a salire nei prossimi mesi per effetto dei provvedimenti del governo Monti rischiano di mettere in grave crisi migliaia di aziende che non sono più competitive sui mercati”. Insomma, il governo non provochi gli agricoltori”, denuncia Sergio Marini. E il presidente Coldiretti aggiunge: “Per senso di responsabilità abbiamo scelto. fino ad ora di non manifestare in piazza ma la manovra riserva una serie di iniquità al settore primario. Dobbiamo aprire un serrato confronto con il Parlamento e il Governo”. Mario Guidi (Confagricoltura), è pessimista: “Abbiamo sollecitato più volte gli interventi necessari e indicato, in modo dettagliato, gli interventi per la crescita, se la strada del confronto non serve, ricorreremo ad altri percorsi. Non intendiamo morire senza difenderci”.

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