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La Stampa

Corsa al parmigiano Già 12 mila richieste per le forme salvate ... Il grande recupero dopo il terremoto in Emilia. Coldiretti: difficile soddisfare tutti gli acquirenti ... Sta girando a pieno regime la macchina del recupero del Parmigiano reggiano (l’abbiamo visto tutti quel ben di Dio rovinato a terra): la Coldiretti ha avviato la vendita in tempi accelerati delle forme cadute e semmai il problema che sta nascendo è l’ingorgo delle troppe richieste, la corsa imprevista agli acquisti che si scontra con difficoltà logistiche. Fa il punto Alessio Scalas, che de?la Coldiretti è responsabile economico per l’Emilia: “Siamo partiti con poche pretese, pensavamo di dare una mano a salvare e vendere una piccola parte della produzione, e invece c’è stato un boom che non ci aspettavamo. Abbiamo creato una e-mail (terremoto@coldiretti.it) e abbiamo ricevuto una valanga di 12 mila richieste di informazioni o di acquisto, al ritmo di più di 3 mila al giorno”.
Sono partite anche iniziative più vaste in varie località italiane attraverso i punti vendita e le botteghe di Campagna Amica. Dice ancora Alessio Scalas: “Io stesso ho curato l’ordine delle prime 200 forma di parmigiano reggiano vendute in questo modo. Organizzeremo altre vendite attraverso la rete di Campagna Amica, da Milano a Roma”. Ma qui il responsabile di Coldiretti fa una precisazione: “Per adesso manca il materiale per generalizza- re queste vendite. Attingiamo a due soli caseifici con circa 20 mila forme ciascuno, gli altri impianti pur se interessati possono avere problemi di raccolta, non hanno tanta gente addetta al recupero dei formaggi, e poi ci sono quelli che non vogliono spostare le forme prima di averle fatte vedere ai periti delle assicurazioni, insomma la macchina è ben avviata ma ha bisogno di molta organizzazione”. Non si può fare tutto subito, comunque ci si è mossi presto e bene. Per il prezzo è stata stabilita una gamma proporzionale alla stagionatura: il consumatore si può aspettare un piccolo sconto ma la Coldiretti lancia l’allarme: “Ci sono intermediari senza scrupoli, via Internet, sulle strade e nei mercati, che cercano di speculare sul terremoto acquistando le forme per pochi euro”.
Quanto alla stima dei danni, la più aggiornata dice 520 milioni di euro per tutto il sistema agroalimentare emiliano, mettendo nel conto tutto quanto, dai prodotti danneggiati ai macchinari, dai magazzini agli impianti di raccolta e refrigerazione e così via. Alessio Scalas calcola (ma precisa: “Un censimento non è stato ancora fatto”) che il terremoto abbia danneggiato fra le 200 e le 300 mila forme di parmigiano reggiano (su 633 mila totali) e forse 100 o 150 mila di grana padano (su 360 mila). In termini di euro, le perdite del sistema del parmigiano reggiano potrebbero ammontare a 150 milioni di euro e quelle del grana padano a 70 milioni. Segue poi la filiera dall’aceto balsamico che conta perdite per 15 milioni di euro, per via delle botti d’invecchiamento che si sono rotte e dei macchinari danneggiati. Invece non ci sono gravi danni diretti alle altre produzioni agricole: diverse strutture di lavorazione sono state danneggiate ma, per esempio, la frutta sugli alberi non ha subito danni, anche se Alessio Scalas sottolinea che “tra Ferrara e Modena abbiamo la principale zona di coltivazione delle pere, e la stagione della raccolta è adesso”. Ci sarebbero anche altri problemi, che faranno sentire i loro effetti a medio termine. C’è il dissesto idrogeologico provocato dal sisma che, insieme al fenomeno della liquefazione delle sabbie, ha messo in pericolo di alluvione circa 200 mila ettari di terreno compresi tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova. Potrebbero derivarne danni all’ortofrutta e alla viticoltura, ma c’è modo di rimediare prima che sia tardi.

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