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La Stampa

Vino in calo le scorte mondiali ... Inversione di tendenza consumo-produzione. Mercati a una svolta ... Secondo uno studio di Rabobank si va verso l’equilibrio tra vendita e produzione ma c’è bisogno del mercato europeo … “Le scorte del vino sono in calo”. Annuncia l’olandese “Rabobank” in uno dei suoi report annuali, tra le più attese radiografie sullo stato del vino mondiale. La frase è a effetto e fa pensare che si sia imboccata la strada sognata da tutto il mondo del vino: la parità tra produzione e consumi. Per centrare l’obiettivo ci vorrà tempo ma la strada è stata imboccata. Difficile vederla da questo punto di vista per chi ha le cantine piene ma il vino è fatto di vasi non comunicanti e quando una denominazione o una zona sono sulla cresta dell’onda e ottengono successi che li portano al tutto esaurito, il trend positivo non contagia mai quelle in difficoltà, anche se sono separate da poche manciate di chilometri. Secondo “Rabobank” sono dieci anni che le scorte vengono lentamente intaccate ma nel primo semestre del 2012 si sono raggiunti i risultati più interessanti. Fattore decisivo per questa crescita l’allargamento dei mercati. La crescita costante di nuovi acquirenti in Oriente, in Sud America e i segnali positivi che continuano ad arrivare dagli Stati Uniti sono stati fondamentali per l’aumento della domanda. La diminuzione della produzione - orientata verso il calo della quantità e la crescita costante della qualità - ha fatto il resto con la complicità dei cambiamenti climatici che, ad esempio, hanno fatto dell’annata 2011 una delle più scarse nella storia del pianeta. Proprio la prossima vendemmia segnerà un momento chiave per il mondo del vino che deve trovare un equilibrio e probabilmente un posizionamento nuovo con la crisi economica. Infatti la vendemmia 2012, sempre avendo come riferimento la raccolta globale, sembra destinata a crescere in modo molto sensibile - in quantità ma anche in qualità - rispetto al 2011. Il mercato avrà quindi bisogno di un nuovo stimolo per non rischiare un ritorno all’eccesso di resa e questo dovrà per forza arrivare da un’inversione di tendenza di Italia, Francia e Spagna mercati chiave che da tempo segnano un segno meno. “In Europa probabilmente si è arrivati - spiega Alessandro Regoli, direttore di WineNews, uno dei siti del mondo del vino più cliccati che ha diffuso in Italia la ricerca Rabobank - ad una situazione abbastanza stabile dal punto di vista della dimensione dei vigneti e del potenziale produttivo. In Paesi come la Cina di vigneti se ne stanno piantando, e tanti. E, per i “Vecchi Paesi” produttori, questo non è solo sinonimo di una potenziale maggiore concorrenza, perché di solito chi aumenta la produzione fa crescere anche il consumo interno e questo può essere un buon segno”. I produttori italiani invece guardano con preoccupazione al calo del mercato interno: “L’estero ci offre continuamente grandi soddisfazioni - dice il barolista Paolo Damilano - ma se l’Italia non beve sono guai. Troppo spesso ci siamo dimenticati di puntare sui consumatori di casa nostra ora è il momento di riscoprirli tornano a fare cultura del vino da noi, anche se i fatturati li facciamo altrove” Enrico Viglierchio direttore generale di Banfi va oltre: “L’equilibri tra domanda e offerta è il sogno di tutti noi ma credo che chi produce in Italia debba puntare a dare forza al mercato interno. E’ troppo facile dire che il calo è colpa della crisi, ma è vero solo in parte. C’è un problema di cultura del vino e di demonizzazione. Non abbiamo avuto la capacità di far capire che un bicchiere di vino è meglio e fa meglio di tutti quegli intrugli alcolici che fanno di moda tra i giovani. C’è uno spostamento di consumi che all’estero è in favore del vino e che da noi diventa perdita di attrattività”.

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