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La Stampa

Daniela, la sommelier che fu clandestina “Il vino; che felicità” ... “Quando siamo entrate nel vagone a Durazzo mia figlia di 7 anni non aveva mai visto un treno, era terrorizzata. Il convoglio arrivava a Monaco di Baviera ma noi siamo scese a Bologna. Lì è cominciata la mia nuova vita. Poi il vino ha cambiato tutto”. Comincia così il racconto di Daniela Mecaj, 41 anni, che da 10 è in Italia, dove è arrivata da clandestina. E che ora fa la sommelier a Torino.

Cosa vuoi dire “il vino ha cambiato tutto”?

“Vuol dire che avevo fatto una pazzia. In Albania facevo la fotografa, ma laggiù la vita era impossibile; sono partita con mia figlia rischiando tutto e ora grazie al vino ho trovato la felicità”.

Si spieghi meglio...

“Sono arrivata in Italia con un visto tedesco pagato 1.500 euro e per tirare avanti lavoravo come badante e passavo la notte in ospedale vicino ai malati. Ma sognavo qualcosa di diverso. Così ho cominciato a fare ogni genere di corso: a un certo punto ho scoperto la degustazione...”.

E questo l’ha resa felice?

“No, è stato l’inizio. Ho fatto i tre livelli del corso Fisar e mi sono innamorata del vino. So che non ci crederete, ma in Albania il vino è quasi sconosciuto, non sanno trattarlo o come lavorarlo. Per me invece è un essere vivente, ha un’anima”.

E così ha trovato lavoro?

“Sì, e sono felicissima: faccio più che altro eventi di catering e racconto il vino”.

Quale è il suo preferito?

““L’Amarone. Ora mi sono innamorata dei vini veneti: da marzo sono stata tre volte a visitare quella zona”.

E nella grande scelta dell’enoteca del Salone del gusto che cosa consiglia di bere?

“Assaggiate tutto, ogni bottiglia ha una storia da raccontare. Assaggiate e fatevela raccontare da noi”.

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