La Stampa

Alla fiera di Verona il vino raccoglie la sfida dell’export … La provocazione del premier Renzi: “Da qui al 2020 le vendite all’estero aumentino da 5 a 7,5 miliardi” ... Qual è il blend giusto che emerge dal Vinitaly, la fiera che ha chiuso i battenti ieri con la presenza del premier Matteo Renzi? Dopo quattro giorni vissuti alcolicamente tra degustazioni e incontri con gli operatori del mercato nazionale ed estero, ma anche con il pubblico sempre più vasto dei “winelover”, possiamo individuare alcune parole-chiave. La prima è “internazionale”, a doppio senso: da una parte, il Vinitaly è stato preso d’assalto dagli operatori stranieri, dall’altra i nostri produttori sono sempre più rivolti ai mercati esteri. La seconda è “social”: la valanga di Facebook, Twitter, Instagram e affini ha travolto anche il compassato mondo del vino, portando una ventata d’aria fresca ma anche l’esigenza di un veloce riposizionamento. La terza è un binomio, “biologico e sostenibile”: il consumatore cerca vini più naturali, ma anche cantine più rispettose dell’ambiente e del paesaggio in cui operano. Il tutto in un clima sempre più giovane, dietro e davanti il banco d’assaggio: giovani produttori e giovani consumatori. Da Verona, poi, emerge chiara una consapevolezza: che “il vino e l’agroalimentare non sono svaghi o passatempi, ma un elemento importante della nostra economia”. Lo ha detto ieri mattina il premier Matteo Renzi, primo presidente del Consiglio in visita al Vinitaly, e lo dicono convinti i numeri di questa grande fiera baciata anche quest’anno dal successo. Tra un passaggio dai padroni di casa del Veneto, una sosta in Friuli Venezia Giulia e un inevitabile saluto alla Toscana del vino, il presidente Renzi ha lanciato una nuova sfida: “Passare dagli attuali 5 miliardi di euro di export, a 7,5 miliardi nel 2020. Vogliamo aumentare del 50% la capacità di vendere vino all’estero e sono sicuro che possiamo farlo”. I produttori di ritorno da Verona sono già pronti a rifare la valigia e a raccogliere la sfida.