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La Stampa

Barolo l’incredibile annata. Pronte 13 milioni di bottiglie ... Sugli scaffali delle enoteche e nelle carte dei vini dei ristoranti non li troverete ancora per qualche mese, ma ormai sono pronti in bottiglia: dal primo gennaio hanno fatto il loro debutto le nuove annate di Barolo 2012 e Barbaresco 2013, dopo aver compiuto rispettivamente tre e due anni di invecchiamento. Sono quasi 18 milioni di bottiglie dei due nebbioli più pregiati, che cercheranno di conquistarsi un posto nel grande mercato del vino italiano e soprattutto internazionale, che assorbe oltre il 75% della produzione.
Un balzo in avanti notevole, se si pensa che dieci anni fa la vendemmia 2001 aveva portato sulle tavole “solo” 8,3 milioni di bottiglie di Barolo e 3,4 milioni di Barbaresco. Se quest’ultimo ha un andamento un po’ meno brillante, il salto più grande l’ha fatto il Barolo, arrivato a superare i 13 milioni di bottiglie grazie agli ultimi vigneti entrati in produzione prima del blocco degli impianti stabilito nel 2012 e a un trend generale estremamente positivo: il vino sfuso ha raggiunto la soglia degli 8,5 euro al litro, le uve si sono vendute a 4,5 euro al chilo e l’imbottigliamento dell’armata precedente è stato pressoché completo, senza problemi di giacenze. Senza scordare che il 2015 sulle colline di Langa sarà ricordato come l’anno delle vendite stellari di alcuni tra i “cru” più pregiati - Giacomo Conterno, Pio Cesare, Paolo Scavino e Boroli gli acquirenti più attivi -, che hanno fatto salire le quotazioni dei vigneti fino a superare il milione di euro a ettaro. “E’ stato un anno speciale, con molti segnali positivi - dice il produttore Gianni Gagliardo di La Morra, che presiede l’Accademia del Barolo -. Tutti questi fattori indicano fiducia nella solidità del marchio Barolo, sempre più riconosciuto a livello mondiale. Il nostro non è un vino alla moda, ma un classico che consoli- da il suo successo grazie a una sola strategia: la qualità”. Alberto Cordero di Montezemolo è già pronto a far uscire il 2012:
“Abbiamo esaurito il 2011, proporremo subito la nuova annata che ha tutte le caratteristiche per soddisfare chi ama un Barolo classico ed elegante”.
Per Pietro Ratti, presidente del Consorzio cli tutela del Barolo e Barbaresco, “anche i dati dell’imbottigliamento nel 2015 sono risultati positivi, con una crescita del 4% rispetto al 2014. Il mercato ha assorbito l’aumento della produzione, anche se il prezzo finale delle bottiglie non cresce con lo stesso ritmo degli altri parametri e ciò crea qualche difficoltà soprattutto a chi esporta nei paesi chiave come Usa, Germania e Nord Europa. La scommessa è far salire il valore delle etichette, pur in una situazione meno euforica rispetto a due anni fa”. Un pericolo che per Pio Boffa, titolare della cantina Pio Cesare, è tutt’altro che scontato. “Ciò che si imbottiglia non corrisponde esattamente a ciò che si vende, tanto più con il Barolo. E il prezzo medio che riusciamo a raggiungere con 13 milioni di bottiglie non giustifica le impennate registrate nelle quotazioni di uva, sfuso e terreni”. E avverte: “La strada è ancora lunga e il pericolo di far scoppiare l’ennesima bolla speculativa è dietro l’angolo: ci sono paesi, come l’Europa, sempre meno disposti ad accettare i nostri vini senza discutere sul prezzo e altri, come gli Usa, dove il Barolo è riconosciuto soprattutto come marca. Se qualcuno vuole far crescere i prezzi per gonfiare il valore delle giacenze e presentare bilanci che fanno contente le banche che erogano i fidi, faccia pure, ma questo non è il mercato reale”.

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