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La Stampa

L’Asti Docg non può nascere nelle vigne di Asti ... L’Asti Spumante non si può fare ad Asti, nei vigneti che circondano il capoluogo di provincia che dà il nome al vino più dolce d’Italia. A ribadirlo la sentenza della Cassazione che dà ragione al Consiglio di Stato e al Tar del Piemonte stralciando, di fatto, un decreto ministeriale del 2012 che inseriva nel disciplinare di produzione circa 20 ettari dell’azienda agricola Castello del Poggio, di proprietà della famiglia Zonin, la più grande azienda vitivinicola a corpo unico in Piemonte.
La battaglia legale
Questi 20 ettari, una piccolissima parte dei 10 mila coltivati a Moscato Docg nel Sud Piemonte, hanno innescato una vera e propria battaglia legale. Per Gianni Zonin, patron di Castello del Poggio, il decreto firmato dal ministro Mario Catania nel 2012 metteva nero su bianco un ovvietà, ma per alcune associazioni che riuniscono i moscatisti quel decreto non rispettava la legge italiana. Dopo quattro anni di carte bollate e perizie il Tare il Consiglio di Stato hanno dato ragione a chi non voleva promuovere la città di Alfieri a città del Moscato.
La sentenza
Per i giudici: “Il decreto ministeriale non trovava la sua necessaria corrispondenza con la proposta iniziale del Consorzio, e non la trovava perché dagli atti del Consorzio non emergeva una esplicita, precisa e chiara manifestazione di volontà riguardo all’inserimento dei terreni dell’Azienda Agricola Castello del Poggio”. Continuano i giudici: “Affermazione che trova una conferma.., nell’atteggiamento singolarmente sfuggente del Consorzio”. Ed oggi la Corte di Cassazione conferma quanto detto dal Consiglio di Stato dando ragione all’Associazione Produttori Moscato, al comune di Santo Stefano Belbo (Cuneo), all’Associazione Comuni del Moscato, alla Coldiretti Piemonte e all’Associazione Moscatellum.
Chi deve chiedere
Secondo i giudici è il Consorzio di Tutela a dover richiedere l’ampliamento dell’area produttiva al ministero delle Politiche Agricole e non quest’ultimo per sua volontà a deciderlo.

Vendite e giro d’affari
Il Consorzio dell’Asti fu uno dei primi in Italia: nacque nel 1932 ad Asti città, ma era il sud astigiano, la valle Belbo in particolare, ad avere la maggior parte dei vigneti diMoscato con Canelli, oggi come allora, capitale dello spumante. La zona di produzione è sparsa in 52 Comuni e (oggi) poco più di 4 mila aziende viticole incassano complessivamente oltre 110 milioni di euro. Le vendite di Asti e Moscato Docg negli ultimi due anni (anche e soprattutto a causa dell’embargo russo, uno dei principali mercati) sono scese attorno ai 78 milioni di bottiglie in gran maggioranza all’estero.
Le reazioni
“Ha trionfato la legge - è il commento di Giovanni Satragno presidente della Produttori Moscato -. Ci sono delle regole e vanno rispettate. Le sentenze parlano chiaro: l’annessione di Asti nel disciplinare del Moscato non può essere calata dall’alto, ma stabilita, in modo democratico, in Consorzio”.
Nessun commento ufficiale da parte di Zonin ma dagli ambienti a lui vicini si lascia capire che la battaglia legale potrebbe continuare a Bruxelles alla Corte europea di Giustizia.
Secondo alcuni Asti ha avuto vigneti di Moscato sino alla fine del ‘700. La denominazione “Asti” anziché “Canelli spumante” come era chiamato in origine forse fu un atto di rispetto alla nascente nuova provincia (1935).

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