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La Stampa

Ecco il torchio ancestrale che dissetava i milanesi … Restaurato nel Novarese, risale a cinque secoli fa... Torna a nuova vita il torchio di Carpignano Sesia, il più antico del Piemonte, che ha “dissetato” per tre secoli i milanesi. Una macchina in legno di rovere lunga 12 metri, con un’enorme trave orizzontale che la sovrasta, ricavata da un unico, grande olmo. Bernardino Ferrari, il possidente terriero del paese, la fece costruire nel 1575, ma portare il torchio nel “ricetto”, la zona fortificata del paese, fu un’impresa: per farlo entrare nella caneva, l’edificio medioevale che veniva utilizzato come deposito per i cereali, si dovette abbattere il muro dell’abitazione. “Il vino di Carpignano - racconta Salvatore Fiore, l’architetto che ha promosso il recupero del torchio, dimenticato fino agli Anni 70 e che rischiava la demolizione - aveva una gradazione alcolica moderata, dai 9 agli 11 gradi, l’ideale per essere bevuto a tavola. Questo spiega il successo che ebbe a Milano”. Gli osti milanesi compravano qui il vino: dalla prima selezione usciva il “vino a fiore”, il migliore, seguito dal “vino torchiatico”, quello che usciva dalle vinacce messe di nuovo sotto torchio. Il primo finiva a Milano, il secondo restava a Carpignano, sulle tavole dei contadini. Del lavoro del torchio non
si buttava niente: le vinacce, una volta utilizzate, venivano fatte seccare e ridotte a “piastrelle” che venivano bruciate per scaldarsi, le antenate del pellet. Il 1912 segna la fine dell’età d’oro del grande torchio: viene inventato il torchio meccanico, minuscolo, poco costoso, che sta in ogni cantina. La grande macchina di Carpignano, adesso, dispone di un museo tutto suo, inaugurato la settimana scorsa e ora si stanno restaurando anche gli ultimi pezzi: se i milanesi torneranno a chiedere vino novarese in quantità adeguata, il torchio potrebbe riprendere l’attività.

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