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La Stampa.it

Qual è il vino dell’Unità? La Toscana sfida il Piemonte … Meglio il Barolo di Cavour o il Brunello di Garibaldi?... In un Paese che non si mette d’accordo neppure sulla festa del 17 marzo, figurarsi se non si finiva a battibeccare anche sul vino da mettere a tavola per brindare ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Dalle Langhe, produttori e istituzioni da mesi insistono per far ottenere al barolo il sigillo ufficiale -come vino del Centocinquantesimo, mettendo sul piatto un argomento convincente: tremila bottiglie che ogni anno vengono prodotte dalla vigna che fu del conte Camillo Benso Cavour, all’ombra del castello di Grinzane. Fu proprio lo statista, insieme con la marchesa Juliette Colbert Falletti di Barolo e la consulenza tecnica dell’enologo francese Oudart, a dare il via tra il 1830 e il 1850 alla produzione di un vino rosso adatto a poter sopravvivere ai lunghi viaggi e affrontare la concorrenza con i grandi rossi d’Oltralpe. Ma da Montalcino, nei giorni in cui il Brunello si presenta con la nuova annata 2006, Franco Biondi Santi ricorda che intorno al 1870 fu un suo antenato, il garibaldino Ferruccio, a vinificare per primo il Sangiovese in purezza, donandogli una longevità straordinaria. “Fu un grande agronomo e un grande patriota - dice Biondi Santi -. Nel 1866, a soli 17 anni, si unì ai volontari garibaldini per la campagna del Trentino. E un altro mio antenato, Tullio Santi, fu il primo sindaco di Montalcino dopo l’Unità del 1861. Il Brunello è senza dubbio il vino giusto per brindare all’italianità”. Dunque, meglio il Barolo cavouriano o il Brunello garibaldino? Dai bicchieri, la disputa potrebbe diventare materia per uno storico. Ma Bruno Ceretto, che per tre anni ha coltivato la vigna di Grinzane quando ancora era nelle cure di Giuliano Soria e del suo Premio con il progetto del “Barolo Letterario”, non ha dubbi: “L’unico vino che ha le radici nella nostra storia risorgimentale è il Barolo. Ma vi immaginate cosa farebbero i francesi, se potessero vantare una vigna di Napoleone? Il vino di Cavour deve essere regalato a Obama e agli altri capi di Stato, non può mancare dalle tavole ufficiali delle celebrazioni”. E a voler osservare le tradizioni, l’invio si dovrebbe anche fare in fretta. Non solo per arrivare in tempo alla festa per l’Unità, ma per rispettare le volontà della cattolicissima marchesa Juliette Colbert, che regalò le prime botticelle di Barolo a Carlo Alberto, Re di Sardegna, aprendo la strada al re dei vini nel diventare il vino dei re. Ne inviò 325: una per ogni giorno dell’anno, esclusi i quaranta giorni di quaresima.

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