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La Verità

Il rosso maremmano dalle sfumature etrusche … A Natale c’è una sorta dí transumanza nei luoghi delle origini. Così torno nella mia Maremma e avendo desiderio delle radici vado incontro alle prime propaggini delle Metallifere, là dove la macchia mediterranea si fa oceano di natura tra Suvereto e Massa Marittima. Sorge quasi improvvisa come fosse una piramide azteca da cui osservare il cielo, come fosse un tholos etrusco, questa cantina che è di per sé un capolavoro di architettura progettata da Mario Botta. Lì ha mosso le prime indipendenti prove da enologa Francesca Moretti, una delle figlie di Vittorio, il signor Bellavista, che negli anni si è poi assunta la responsabilità di questo eccelso gruppo vitivinicolo che va dalla Sardegna, a San Gimignano, dal cuore di Franciacorta al sentimento di questa Maremma. Credo che Francesca abbia una predilezione per Petra, così si chiama la cantina, perché qui si condensano tutti i significati ancestrali del vino: dal richiamo pagano alle deità ctonie alla sua sacralità cristiana fino alla dimensione di naturale assoluto. Ebbene, il primo vino che qui fu prodotto si chiama come la cantina: Petra. È uno dei supertuscan di maggiore armonia e forza che si possano degustare. Questa cantina ha un profilo assolutamente femminile e i suoi vini hanno un fascino particolare di morbidezza di suadenza, ma sono anche vini di Maremma e dunque hanno forza di forteto, hanno carattere ribelle. Così torno a degustare Petra dove il Cabernet sauvignon e il Merlot concorrono a dare frutto e nerbo, mentre il Cabernet frane interviene a dare freschezza ed eleganza. I tre vini vengono vinificati in legno separatamente; fatto l’assemblaggio passano in affinamento 18 mesi in barrique e poi altri 18 mesi in vetro. Ho la fortuna di degustare l’annata 2019: sontuosa! Al bicchiere è rubino intenso e lucente, al naso offre mora di rovo, accennato ribes poi macchia mediterranea, fungo, un finale screziato di caffè e radice di liquirizia. Al palato è ampio, caldo, avvolgente davvero come una carezza femminile. Vino d’altissima classe sul finale rivela nerbo e una permanenza notevole con ritorni quasi selvatici. Da cucina importante, da arrosti, griglia, formaggi duri, selvaggina. Per me incantevole con prosciutto di cinghiale.

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