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La Verità

Il bianco dei miracoli rinato tra gli oliveti e il mare … Bisognerebbe fare una regia unica delle risorse territoriali mettendo insieme dall’artigianato all’agricoltura passando per il paesaggio e una gestione equilibrata del turismo. Potrebbero farlo egregiamente le Camere di commercio, togliendole dal limbo in cui sono precipitate. I ministri Adolfo Urso, Gennaro Sangiuliano e Francesco Lollobrigida dovrebbero pensarci su. Lo dico perché a volte si compiono in Italia silenziosi miracoli di volontà e di Paese. E il caso di Taggia, che se ne sta a guardia della valle Argentina col sole della riviera dei Fiori in fronte. E famosa per la sua oliva: la taggiasca. E la cultivar da mensa più idolatrata dagli chef e salvarsi dalle imitazioni è com plicato. Hanno intrapreso la certificazione Igp, ma si sono accorti che avevano tanti uliveti (bellissimi sulle terrazze) abbandonati e che a forza di invasettare olive mancava l’olio. Il recupero degli oliveti ha riportato in auge la campagna così si sono ripiantati spargoli filari di un vitigno antico: il Moscato bianco arrivato qua forse per “dilavamento” dal basso Piemonte. Si è costituita quattro anni fa un'associazione di produttori e oggi il Moscatello di Taggia (sia fresco sia tardivo da dessert) conosce nuovo successo: era tra i vini più pregiati della Liguria. E attrae investimenti. E il caso della famiglia Rissi che ha costruito Cantine SanSteva. Sono ecosostenibili, inserite nel paesaggio e recuperando terreni abbandonati hanno messo insieme quattro ettari di vigne, dieci di uliveti e un frantoio. La produzione si concentra ui viti gni autoctoni del Ponente per i bianchi: vermentino e Pigato (ottimo). Per i rossi hanno scommesso sul Syrah che qui viene perfetto. Il fiore all’occhiello è il Moscatello di Taggia, vendemmiato fresco (c’è anche il tardivo) e affinato sei mesi in acciaio. Al bicchiere è giallo paglierino con riflessi dorati, al naso è un’esplosione di pesca nettarina, sfumatura di mango, noce moscata, intensa pimpinella. Al palato è croccante, gentile all’ingresso si espande in una freschezza fruttata che ritorna sui toni aromatici in un finale ben sostenuto. Un grande vino per armonia, intensità e peculiarità. Da paste in besciamella, risotti vegetali, sushi, pesci crudi o bolliti. Insuperabile coi tortelli di patate al pesto.

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