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La Verità

Dal Piemonte uno Chardonnay che è romanzo della terra … I vini in Italia sono una biblioteca sensoriale; per chi li sa leggere sono come le pergamene custodite ad Alessandria e solo un incendio di vanagloria e di affarismo cieco rischia di distruggerne l’immenso patrimonio di rurale sapienza. Molti produttori ignorano il tornante, faticoso ed erto, della storia che si para loro di fronte: consumi che sbandano, aggressioni ostili e mercantili all’idea stessa del vino, marketing bolso e al tempo medesimo protervo e caricaturale. Così si sente il bisogno di andare all'origine: là dove la terra è viva e la convinzione di fare vino diventa vocazione. Provocherò dicendo che scelgo di degustare un bianco da una delle cantine più vocate al Barbaresco: Ca’ del Baio! Stende il suo tappeto di vigne per qualcosa meno di trenta ettari tra Barbaresco e Treiso messi insieme col sudore di quattro generazioni e i cru da Nebbiolo che danno Vallegrande riserva vigne vecchie, Asili e Autinbej sono l’elogio del Barbaresco. Fanno anche Barbera e Dolcetto, Moscato e Riesling. Dalla produzione di Giulio e Luciana Grasso che hanno a fianco le figlie (quinta generazione) Paola, Valentina e Federica scelgo una bottiglia perfetta per l’estate: Sermine. E Chardonnay in purezza, ma non sembra Chardonnay. O almeno non somiglia per nulla allo stereotipo di questo che è il più celebrato, diffuso e bistrattato vitigno internazionale a bacca bianca. E la forza del territorio che s’impone, è il carattere del vignaiolo che lo forma. Ecco perché il vino è un romanzo di terra e di sapienza! Le vigne sono anziane di oltre trent'anni, i terreni di marna preistorica e questo si sente; la vendemmia è settembrina e questo avvantaggia. La vinificazione è tradizionale con però un certo indulgere nella macerazione. E un vino di complessità affascinante. Al bicchiere è goccia di sole, al naso è intenso di zagara e mango, poi conosce albicocca e narciso, ma arriva la nocciola al finale a proclamare: Piemonte! Al palato è di nerbo: pieno eppure fresco, austero eppure carezzevole. Lunga la permanenza, esaltante il retrogusto tra il citrino e il sapido; vino di spiccata armonia. Da pesce importante, carni bianche, formaggi, paste al ragù bianco o vegetali. Lo trovo stupendo col vitello tonnato.

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