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La Verità

L’alcol fa bene (a piccole dosi) I cardiologi americani stroncano i deliri della Viola … Le nuove linee guida per i pazienti con disturbi alle coronarie riconoscono i benefici di un consumo moderato: “Ma soprattutto si pratichino moto e dieta mediterranea”… Un consumo moderato di alcol ha effetti benefici per la salute del cuore. E quanto affermano le nuove linee guida linee dell'American heart association (Aha) e dell’American college of cardiologists (Acc), per la gestione dei pazienti con malattia coronarica cronica. “Studi osservazionali hanno costantemente trovato un’associazione inversa trail consumo di alcol da leggero a moderato e il rischio vascolare”, si legge nel corposo documento appena pubblicato sulla rivista medica Journal of the american college of cardiology. Si sono visti “effetti favorevoli sui lipidi, l’aggregazione piastrinica, l’insulino resistenza e la funzione endoteliale”, scrivono gli esperti dopo aver valutato studi clinici, revisioni sistematiche e meta analisi da settembre 2021 a maggio 2022. Chissà che delusione, per la biologa Antonella Viola, vedersi smentita proprio dall’Aha. La professoressa ha fatto della lotta al vino e all’alcol la sua nuova crociata, dopo essersi battuta per vaccinare contro il Covid tutti, bimbi inclusi. “Chi beve ha il cervello più piccolo”, garantiva a febbraio la professoressa, spiegando che “non c’è una dose sicura” di vino che si possa bere. Il suo primo post era stato a gennaio, sugli health warning che l’Irlanda aveva proposto, e nel quale plaudeva la scelta di mettere sulle etichette che il vino nuoce alla salute. “Come per le sigarette la dose sicura è zero”, dichiarava in successive interviste, garantendo “l’effetto cancerogeno” anche con un uso moderato. I produttori insorsero. “Questa campagna diffamatoria è solo dannosa per il settore. Perché il problema, come ribadiscono i ricercatori, è sempre nel giusto dosaggio. E nella qualità del prodotto”, protestò Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini. “Dichiarazioni gravissime che potrebbero avere ripercussioni sostanziali per l’intero comparto economico vitivinicolo nazionale ed internazionale”, reagì Novella Pastorelli, direttrice del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria, parlando di “disinformazione”. La guideline riconosce riduzione di patologie e miglioramenti non nella popolazione sana, bensì tra i pazienti con malattia coronarica (Chd) che “rimane la principale causa di morte negli Stati Uniti e nel mondo ed è associata a notevoli oneri individuali, economici e sociali”, sottolinea il report, malgrado i decessi correlati siano calati di circa il 25% nell’ultimo decennio. Nei pazienti con malattia cardiovascolare (Cvd), addirittura è stato documentato “un consumo di alcol da leggero a moderato (5-25 g/die), associato a una minore incidenza di morte cardiovascolare e per ogni altra causa”. Stiamo parlando di linee guida, che trasferiscono prove scientifiche nella pratica clinica con raccomandazioni per migliorare la salute cardiovascolare, non dei consigli di qualche consorzio di produttori di vino. Il report segnala molte abitudini che mettono a rischio la salute, come fumare sigarette, “una delle principali cause di Cvd e di eventi cardiovascolari nelle persone con malattia coronarica cronica (Ccd) H, il fumo di sigaretta influisce negativamente sulla funzione endoteliale, promuove l’aterosclerosi e ha effetto protrombotico”. Con l’obiettivo di prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di sindromi coronariche, dovute all’accumulo della placca aterosclerotica ed alterazioni funzionali del circolo coronarico, vengono elencati trattamenti, stili di vita, esercizio fisico, farmaci che dovrebbero mirare a ridurre la morte cardiaca, eventi ischemici, progressione dell’aterosclerosi e altre complicanze. Viene raccomandata la dieta mediterranea, “verdure, frutta, legumi, noci, cereali integrali e proteine magre per ridurre la pressione arteriosa e il rischio di eventi cardiovascolari”, riduzione drastica del sale, delle carni lavorate, dei carboidratiraffinati, dei grassi trans (contenuti nei prodotti alimentari industriali), e delle bevande zuccherate “incluse quelle energetiche”. E anche precisato che “la terapia antiossidante none associata a un ridotto rischio di eventi Cvd”, perciò “la vitamina C, il beta-carotene, i multivitaminici non riducono il rischio di malattie cardiovascolare o il tasso di mortalità” legato a queste patologie. Quanto agli integratori di calcio “non sono disponibili dati sufficienti per supportare” il loro effetto nel ridurre le sindromi coronariche, e gli integratori dietetici di acidi grassi omega3 senza prescrizione medica “non riducono gli eventi Cvd o la morte” Tra tante puntualizzazioni, manca però un giudizio negativo sull’alcol. Certo, il report dice chiaramente che un “consumo eccessivo ed episodico (binge drinking)” di alcol, “è costantemente associato a un rischio cardiovascolare più elevato, incluso l’infarto miocardico acuto”. E che pazienti che non bevono alcolici o che hanno un motivo medico per evitare l’alcol (ad esempio, disfunzione epatica, interazioni farmacologiche) “non dovrebbero essere incoraggiati a bere ai fini della protezione cardiovascolare”. Però, gli studi osservazionali hanno riscontrato benefici dell'alcol sul rischio cardiovascolare, se assunto in forma moderata.

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