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La Verità

Il Barolo è universale: fa incontrare i distanti … Ci sono affetti che segnano la nostra vicenda. Capita d’andare in Umbria per la festa di un'amica che compie gli anni. E ti sorprendi valutando quanto è lunga la vicenda d’amicizia! Il tempo è così: pare che tutto sia appena stato e invece è già eterno. Serve la Storia per dare compiutezza all’incontro. Dalla cantina esce con l’etichetta azzurrina la bottiglia che parla del vino al cuore. Di nuovo il tempo interroga e scandisce: son più di sei lustri da quando Anna Abbona si aggregava al turismo del vino avendo compreso che lei, custode di una tradizione che è l’anima del Barolo, doveva raccontarsi al mondo. Sono oltre trent’anni che suo marito Ernesto coltiva l’autenticità del re dei vini. Bisogna andare a Barolo e dove comincia il borgo e osservare quella scritta sulla cantina-palazzo: Marchesi di Barolo. Lì è l’origine e lì tutto si perpetua. Fu tra quelle botti che Juliette Colbert de Maulivrier,nobilissima di Francia andata in sposa al marchese Carlo Falletti di Barolo, trasformò il Barolo da vino dolce e vivace nel primo rivale dei grandi francesi. Oggi Ernesto e Anna hanno a fianco la sesta generazione: i figli Valentina e Davide per produrre vini a Serralunga, a Barolo, nel Monferrato esplorando tutta l’eccellenza piemontese e di Langa. Tra i loro cru ho scelto per suggellare l’amicizia il Sarmassa dieci anni. Nasce da un terreno d’argille e sassi a sudest di Barolo. Il Nebbiolo viene raccolto a piena maturazione, i mosti fanno io giorni di macerazione, esaurite le fermentazioni fanno un primo affinamento tra botte grande di Slavonia e barrique di due anni. Assemblate le diverse particelle passano altri 24 mesi in botte grande e poi in vetro. Al bicchiere il Sarmassa è granato brillante, al palato è una sinfonia di rosa, rosa canina, spezie che si allunga su toni resinati e di pipa. Il palato è sontuoso: gioia pura. Fine all’incontro, poi ha polpa, tannicità elegante, persistenza con ritorni continui tra il balsamico e il fruttato. Forza e armonia sono il suo carattere. Da carni arrosto, tartufo, brasati e agnolotti: da gioia di vivere, lo l'ho accostato a umbricelli al sugo e capretto al girarrosto: cibi rurali e distanti per geografia del Nebbiolo, ma è stato incontro commovente, a dimostrazione che il Barolo, questo Barolo è universale.

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