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La Verità

Sfida ai francesi: provate a fare un bianco come l’Ornellala … Il vino di oggi ha un prezzo più da oggetto del desiderio che da pratica possibile e, tuttavia, mi solletica l’idea di farne invito per madame Laurence Boone, ministro francese agli Affari europei, e sottolineo affari, che si è impalcata a sentinella della democrazia in Italia. Mi punge vaghezza che la signora sia mossa, per dirla con uno delle mie parti, perché più dell’onor potè il digiuno. E dalle mie parti vorrei condurla, lungo la Bolgherese, per farle vedere che i francesi farebbero bene a farsi gli affari loro; anche in fatto di vino. Ho avuto la buona sorte di partecipare alla prima verticale di Ornellaia bianco, un vino di cui si parla poco perché pochissimo se ne fa, non oltre le 5.000 bottiglie, e che è sovrastato nella narrazione dagli altri grandissimi rossi di Bolgheri: L’Ornellaia, il Masseto, il Massetino, una declinazione in freschezza del grandissimo Merlot. Il primo proprietario di questo chateau all’italiana, Ludovico Antinori, aveva voluto anche il suo bianco, il Sauvignon. I Frescobaldi, appena arrivati, abbandonarono per un po’ l’idea bianchista, ma poi ecco il Poggio alle Gazze e infine l’Ornallaia bianco. Ho degustato dal 2013 al 2019, col Sauvignon variamente accoppiato al Viognier. Le annate con la presenza anche di questo secondo vitigno e minor legno appaiono (la 2013 e poi la 2019 quella attualmente in commercio) le più compiute, per forza, eleganza, ampiezza. Ma perché dedicarlo a madame Beone? La ragione è semplice. A Bordeaux non hanno una tale declinazione di eleganza e mediterraneità. E solo italiana! Merito di Axel Heinz, il direttore tecnico della cantina nato in Germania, di cultura francese, ma che oggi parla con inflessione maremmana! Anche nei vini. L’Ornellaia bianco 2019 (Sauvignon con un 10% di Viogner fermentato in barrique, senza malolatica, ma con io mesi sui propri lieviti poi altri sei in vetro) è incantevole. Ha riflessi cresosmeraldini, all’olfatto è erba aromatica, susina gialla, sfumatura di resina di pino, iodio e pietra. Al palato perfetto, armonico eppure fresco, lieve, ma con un finale eterno e ritorni vigorosi di resina e iodio. Da cucina di pesce importante, da grande cucina vegetale, da carni bianche speziate. Paradisiaco per me con spaghetti ai gamberi crudi.

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