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L'Espresso

Tesori dalle vigne di Valle…Poche centinaia di ettari bastano a fare dell’Aostano una zona cardine dell’enologia italiana. Grazie a passione, qualità e vitigni rari… Terra di confine, dalla vocazione viti- vinicola robusta, responsabile di uno dei movimenti più convincenti, anche alla luce dei poco più di 500 ettari vitati, la Valle d’Aosta è una delle Regioni-cardine dell’universo del vino italiano. Certo molto del successo attuale lo si deve a rarissime hgure di vignaioli-imprenditori, come l’ineffabile Costantino Charrère, che grazie a Les Crétes ha fatto conoscere le tipicità delle uve che crescono a queste latitudini prima in Italia, poi in tutto il Inondo. Del resto, l’arte di lavorare la terra ed esaltarne i frutti si tramanda nella sua famiglia da centinaia di anni, per l’esattezza dal trisnonno Bernardin, arrivato dall’Alta Savoia alla metà del Settecento, poi del figlio Antoine. Con investimenti mirati, se si pensa che l’immobile di Aymavilles, tuttora sede dell’azienda, è quello originario, da lui costruito. È qui che Costantino, ex professore di educazione fisica, prosegue con altrettanta convinzione la tradizione (lei suoi avi, puntando a realizzare prodotti di alta qualità. I suoi vini, sapidi, freschi ed eleganti, sono la perfetta espressione del terroir in tutti i 35 ettari vitati, coltivati seguendo criteri di basso impatto ambientale, con rari territoriali come la Premetta, ma anche Prié Rouge, lvmin e Cornalin, associati a varietà internazionali, qui dotate di caratteristiche peculiari. Alta qualità della materia prima che, associata a vinificazioni semplici e pulite, permette a quella che è, dati alla mano, la più grande azienda vitivinicola privata in Valle, di realizzare bottiglie di personalità, veri alfieri di una produzione ragguardevole, assolutamente da approfondire. Valle d’Aosta DOP Bianco Neige D’Or 2018: una delle punte qualitative dell’intero movimento vitivinicolo valdostano, un dosatissimo blend di Petite Arvine e Pinot Grigio, parzialmente vinificato ed affinato in legno, una finestra aperta su un futuro percorribile per la viticoltura valdostana. Gelsomino e litchi, limone e menta selvatica al naso, iodato-salmastro al gusto, con ritorno agrumato-floreale. Semplicemente irresistibile con una tipicissima scopa à la vapelenentse, piatto che da solo vale il viaggio.

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