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Biondi santi. “Più orgoglio” ... Jacopo Biondi Santi è tornato a Il Greppo e si ripiglia in mano il ruolo di continuatore della dinastia del Brunello a fianco del padre: Franco Biondi Santi. “Sì ora che il contenzioso con la Biondi Santi spa ha sancito che il marchio è solo della famiglia stiamo, mio padre e io, riorganizzando la distribuzione del nostro vino in casa. Vogliamo rilanciare il nostro e tutto il Brunello anche se io continuo ad occuparmi pure della mia azienda in Maremma, il castello di Montepò”. Sembra dunque venuto il momento di serrare le fila a Montalcino. “Dico che è l’ora di farla finita con le piccole guerre intestine: bisogna rilanciare questo territorio che è uno dei massimi al mondo per il vino, bisogna ritrovare l’orgoglio di Montalcino e del Brunello”.

Il mercato come va?

“Se guardo a Biondi Santi dico che va in maniera soddisfacente. Certo un po’ di crisi si è sentita, ma ora che possiamo gestire da soli il nostro marchio siamo pronti per rilanciarci. Anzi faremo uno sforzo supplementare per affermare la nostra primogenitura del Brunello. Se guardo a Montalcino in generale mi pare di vedere che ci sono comportamenti non coerenti”.

In che senso?

“Sui prezzi c’è stata troppa devalorizzazione e c’è troppa confusione. Egualmente dicasi sotto il profilo qualitativo”.

E la strada per il rilancio qual è?

“A mio modo di vedere ci sono due azioni diverse, ma combinate che devono essere fatte: una sul Brunello e una sul territorio. Per il Brunello serve la microzonazione: dividere il territorio in 8 zone ognuna con le proprie caratteristiche dando al produttore la possibilità di autocertificare la qualità del proprio vino da cui discende una conseguente politica di prezzo. Biondi Santi da decenni fa etichette diverse per le cosiddette piccole annate. Questa deve diventare una regola generale per tutto il Brunello. Per il territorio bisogna puntare sulla qualità di questo terroir e poi bisogna rilanciare sul Rosso di Montalcino consentendo, lì sì, tagli con altre uve che non siano il Sangiovese. Poi bisogna affermare di più la denominazione Sant’Antimo che dimostra l’imprimatur che il territorio di Montalcino è in grado di dare ai vitigni anche internazionali e infine si deve tornare a fare un grande, peculiarissimo, Moscato di Montalcino”.

Basta così?

“Beh, prima di tutto viene l’orgoglio di essere montalcinesi e di produrre uno dei più grandi vini del mondo. Con il rispetto che si deve alla Storia, ma senza tenere le orecchie basse”.

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