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Libero

Venissa. L’orto dei Dogi ... Un posto così poteva essere solo a Venezia: un’unicità, nell’unicità della città dei Dogi. Appare strano a chi è abituato a considerare piazza San Marco, Rialto, il folclore delle gondole, le foto dei giapponesi con i piccioni in testa, il viavai dei vaporetti considerare che Venezia fu anche una città di terra, di contadini. Ebbene se volete potete dormire, passeggiare, mangiare divinamente in quella che fu la vigna dei Dogi, dei monaci, nell’hortus conclusus più antico ancora perfettamente conservato in Italia. È un progetto prima ancora che economico culturale quello che ha portato Gianiuca Bisol - esponente di una delle grandi famiglie del Prosecco Valdobbiadene - a immaginare Venissa che è davvero una perla rarissima. Bisol ha lavorato gomito a gomito con Ca’ Foscari, con il parco della Laguna Nord e Vento di Venezia, il polo nautico che ha la regia di Alberto Sonnino. Tutto nasce quando il comune di Venezia indice un bando per il riuso e la sistemazione della tenuta Scarpa-Volo. Era l’ultima impresa agricola della laguna, da secoli mandata avanti per evitarne il totale degrado, ma senza nessuna possibilità di sviluppo se non con un intervento diretto. Dopo anni di lavoro è nata Venissa che è insieme orto, vigna, cantina, polo didattico, resort, ristorante di gran classe e laboratorio. Tutto questo su di una piccola isola: Mazzorbo che è la gemella di Burano, la “casa dei merletti”. Mazzorbo è stata da sempre una tenuta agricola: prima dei monaci poi dei Dogi mentre Burano (le due terre lagunari sono unite da un suggestivo ponte di legno) era il buen retiro dell’aristocrazia mercantile della Serenissima. La tenuta Scarpa-Volo aveva conservato la casa lagunare padronale con il grande camino esterno, i due ettari di vigneto completamente recintati da un muro settecentesco, l’orto murato del ‘400 sormontato da un campanile ancora più antico. Tutto questo oggi è tornato a nuova-antica vita ed è pronto ad accogliere chi vuole fare un’esperienza irripetibile: vivere la ruralità al centro della laguna di Venezia. Venissa dista una trentina di minuti di vaporetto da Piazzale Roma. Mentre “l’autobus navigante” lagunare bofonchia tra le minime onde, scorre il film consueto di Venezia la magnifica, ma piano piano mentre la prua punta a Nord lo scenario diventa meno imponente, più naturale. Torna magnificente all’attracco di Burano dove si vedono le ville dogali, ma attraversato il ponte di legno è campagna pura. Siamo a Venissa. Il resort, che in realtà qui chiamano Ostello, è ricavato nell’antica casa padronale: ha sei suites tutte diverse che portano il nome delle isole della Laguna Nord. Sono ampie, anche se al massimo ospitano due persone, con le travature in legno al soffitto, candide e offrono una vista impareggiabile su quel mondo d’acqua, d’arte e di sogni che è Venezia. Ci sono poi le stanze dell’ostello, un po’ più piccole che non hanno il bagno se non quello comune e che comunque offrono un buon confort. Ma certo non è il lusso che si viene a cercare a Venissa quanto l’autenticità. Per gli ospiti dell’ostello ci sono tuttavia molti servizi e soprattutto c’è l’opportunità di partecipare alle attività didattiche che continuamente si svolgono nell’orto, nel frutteto e nella vigna. È questa un’eccezionalità assoluta. Qui con il lavoro di Roberto Cipresso e la determinazione di Gianluca Bisol è stata riportata a nuova vita l’antica coltura di Uva d’Oro (o Dorona) da cui si ricava un vino esclusivissimo “Il Venissa” che può essere acquistato anche en primeur (cioè con prenotazioni all’atto della vendemmia). Ma c’è un’altra atout che questo luogo di infinite suggestioni, stratificazioni di memorie, di civiltà che sa di mare e di terra, può spendere per attrarre il visitatore. È il ristorante condotto da Paola Budel che qui ha trovato l’alcova per i suoi sentimenti gastronomici. Proprio domani, primo agosto, si terrà qui un importante test cutural-enogastronomico sul tema della biodiversità a tavola. Ma è solo un indizio di che cosa offra la cucina di Paola. Già dalla prima colazione si avverte il profumo di pane fresco, di confetture ricavate dall’orto della tenuta, il pranzo solitamente scivola tra pescato ed orto mentre la cena offre piatti di continua ricerca sul tema della naturalità. I pasti vengono serviti nel grande patio che si apre su di un immenso giardino. E per commento musicale si ha il lento sciacquare della laguna a suggerire un sogno che ha per sfondo Venezia.

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