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Libero

Isera premia la miglior vigna. Il Trentino ora punta sul rosso ... Nuova dignità a chi le viti le coltiva davvero. Per riscoprire gusti antichi... Dalla Vallagarina al Piano Rotaliano... Il calembour non sarà proprio originale, ma si presta: “Rosso d’Isera il Trentino ci spera”. Non è un momento facile per la viticoltura che sta a ridosso delle più belle montagne d’Europa. La crisi di una delle maggiori cantine cooperative, la La Vis, consistente per produzione certo, ma anche per immagine e per qualità delle sue bottiglie, ha improvvisamente acceso i riflettori sulla necessità di trovare una nuova governance per l’agricoltura di questa provincia e di affinare le produzioni. La via d’uscita per la La Vis (la sua linea Ritratti resta comunque una delle eccellenze vinicole del Nord-Est e la sua Cesarini Sforza uno dei maggiori produttori in termini qualitativi di spumanti) è particolarmente dolorosa. È intervenuto il presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai e l’ha commissariata. Una sconfitta per il movimento cooperativo anche se restano in piedi offerte di altri
due colossi cooperativi: la Cavit molto interessata ai vini fermi e il gruppo Mezzacorona che ha
messo gli occhi sugli spumanti della consorella salvata dal fallimento. Ma 85 milioni di debiti,
tanti ne ha accumulati la cantina La Vis, pesano come un macigno su tutto il sistema vino che in Trentino è per oltre l’80 per cento in mano alla cooperazione. Da dove ripartire? È questo l’interrogativo che si sente rimbalzare da una valle all’altra mentre la vendemmia è nel pieno svolgimento. C’è tanta uva, qualcuno dice troppa, la qualità attesa non è straordinaria, ma buona. Il fatto è che molti serbatoi sono pieni del vino che è rimasto dalla passata annata, e non è vino destinato all’affinamento. Da dove ripartire allora? Probabilmente dal piccolo è bello, declinato con la forza di alcuni colossi della cooperazione che hanno numeri per stare sui mercati internazionali e per contrattare con la grande distribuzione. Ma pure dalle eccellenze che in Trentino ci sono e sono numerose. E la terza gamba di questo progetto è sicuramente puntare ancora di più sull’enoturismo, sulla forza attrattiva del territorio, cercando - se si può - di allentare il peso dei contributi pubblici
che hanno certo assicurato reddito ai viticoltori, ma hanno anche distorto il mercato. E soprattutto
hanno fatto pigliare a chi coltiva la vigna cattive abitudini: spremere quanta più uva si può dalla terra: perché le cantine sociali comunque pagano la quantità. In verità la Cavit, e anche Mezzacorona, hanno da tempo avviato un progetto che prevede la retribuzione delle uve non in base
alla quantità, ma alla qualità peraltro codificata in particolari disciplinari di produzioni. E tuttavia il Trentino soffre anche di un altro fenomeno: l’importazione di vini sfusi che vengono qui reimbottigliati. C’è dunque uno squilibrio produttivo che si è palesato in un momento comunque non facile per tutta la filiera di Bacco. Eppure si sente da più parti la voglia di ripartire, di cambiare, di uscire dalla crisi diversi e migliori. La Trentino Spa e la Camera di Commercio di Trento che hanno concentrato molti sforzi sugli spumanti trentini - un prodotto che si vende e bene e che
ha un alto valore aggiunto - stanno studiando una nuova strategia. Che è in qualche modo in controtendenza: ridare fiato ai rossi. Cominciando dai vitigni antichi. Cominciando a ridare forza, dignità e peso a chi la vigna la coltiva, chiedendo in cambio un progetto di qualità totale. Così un premio unico in Italia che si fa in un piccolo paese della Vallagarina acquista improvvisamente e per una felice coincidenza al decimo anno della sua celebrazione, un valore che va molto al di là del suo impatto territoriale. Isera domenica prossima - ma con una festa che dura per tutto il week-end - premia “la Vigna Eccellente”. Mi spiega Paolo Zaniboni, il segretario comunale che ha inventato il premio, ma anche quello che ha imposto Isera alle cronache internazionali perché ha varato e
realizzato il progetto di sostituire gli schermi fonoassorbenti che corrono lungo l’Autobrennero nel suo territorio comunale in pannelli fotovoltaici e ora Isera ha energia dal sole da vendere, che il premio è stato pensato proprio “Per ridare orgoglio, dignità a chi coltiva la vigna. Invece di premiare le bottiglie come fanno tutti noi premiamo chi coltiva meglio. Con una selezione durissima e che conta sui massimi esperti di tecniche colturali”. Avevano bisogno di rilanciare il Marzemino - vino cantato da Mozart su libretto di Da Ponte che tenne proprio a Rovereto uno dei
suoi concerti giovanili nel Don Giovanni - e hanno capito che dovevano partire dall’uva. Attilio
Scienza si è dato un gran da fare e ha addirittura messo in piedi una spedizione internazionale per trovare l’origine di questo vino che ha parenti stretti in Grecia e in Armenia. Cosa ne è nato? Beh dopo dieci anni chi percorre la Vallagarina si accorge che accanto alla pergola trentina destinata a iperprodurre sono sorti vigneti a guyot, che i coltivatori che imbottigliano il Marzemino sono
raddoppiati e che oggi questo rosso trentino dal bouquet che sta tra il ribes e il geranio ha un suo nuovo mercato. È questa la nuova strada del Trentino in vigna? Molti pensano di sì. Contenere le rese alzare la qualità, puntare sui vitigni antichi. E così questo viaggio del gusto che si snoda lungo l’Adige che è l’asse portante di questa incantata provincia che interseca il lago di Garda e la Val di Non che diventa eleganza assoluta a Madonna di Campiglio, che racchiude in unico paesaggio gli ultimi olivi, la distesa dei meleti e il tappeto delle vigne diventa la necessità e l’urgenza di riappropriarsi di una ruralità raffinata. Ci sono presidi di assoluto valore tecnico come l’Istituto di San Michele all’Adige, ci sono vestigia d’arte d’immenso bello. Basta affacciarsi a Rovereto al Mar e ripercorere tutta la storia del nostro futurismo, basta salire a Castel Noarna a rincorrere leggende
stregonesche, basta affacciarsi a Trento e stupire del Castello del Buonconsiglio, del Duomo, delle case affrescate. Ma anche l’itinerario del vino che interseca altri prodotti d’eccellenza come il Trentingrana (grande formaggio) come lo speck, come i formaggi di latteria, trova nel piano Rotaliano un’altra conferma che la via alla poca produttività e alla massima eccellenza qualitativa sono i presupposti per il rilancio del vino trentino. E’ da qui che il Teroldego, altro rosso freschissimo, intenso di note vegetali e floreali, ha ripreso la strada dei mercati del mondo. E poco più oltre si vedono le vigne di Merlot, nella zona tra Mezzolombardo, Mezzocorona, Aldeno e
Fanes, che ora danno bottiglie rare come del resto accade nelle dolci colline di Ala e di Avio. E anche il Lagrain per anni dimenticato (ma abilmente rilanciato dai confinanti altoatesini) comincia a ritrovare la strada della qualità. Del resto a chi vive circondato dalle vette puntare in alto viene naturale. Perciò rosso d’Isera, il Trentino ci spera.


Le bottiglie al top

Rosso Faye Pojer & Sandri. Uvaggio complesso (i due Cabernet, Lagrein e Merlot) per un campione di eleganza. È uno dei grandi rossi italiani che al naso esplode in frutta rossa e al palato
regala carezze (Euro 28).

Granato Foradori. La dimostrazione di cosa possa dare il Teroldego se vinificato con perizia e coltivato con amore. Grande forza espressiva (euro 40).

San Leonardo Marchese Gonzaga. Incontro di Cab Sov e Merlot di grandissima classe. Al naso regala ribes e mora, al palato eleganza assoluta. Da grande cucina (euro 45).

L’Indaco di Maso Martis. Una piccola cantina che fa grandi spumanti anche quando si misura sui vini fermi e rossi mantiene l’eccellenza (euro 19).

Fojaneghe Bossi Fedrigotti. Un omaggio alla terra d’Isera con questo rosso di uvaggio complesso, uno dei primi notevoli blend del Trentino (euro 28).

Maso Montalto Lunelli. Questo Pinot Nero dimostra come si possa creare un vino cult con piccola produzione. Sa di ribes e di eleganza (euro 27).


I Best

Marzemino d’Isera. Considerata l’etichetta top del Marzemino d’Isera. È vino elegante con sentori di erbe officinali, di frutto rosso maturo, di tannino presente, ma dolce. Palato armonico. Un
rosso da cucina deciso (euro 12).

Marzemino Letrari. Notevole il bouquet con sfumature di ribes e lieve sfumatura aromatica
che tende al geranio. In bocca è segoso, di tannino morbido con un bel finale amaricante. Da cucina
grassa (Euro 16).

Marzemino De Tarczal. Vino che segnala tutta la sua territorialità con sfumature accattivanti di prugna acerba e con toni che vanno dal mirtillo al tabacco. Al palato è carezzevole e fresco. Da cucina di carne (euro 14).

Marzemino Spagnolli. Rosso intenso con naso connotato dai piccoli frutti rossi e sfumature
balsamiche. Al palato si presenta deciso e armonico con buona acidità che lo rendono adatto a cucina di formaggi (euro 14).

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