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Libero

“Ma per rilanciare la nostra zona serve una fiera come il Vinitaly” ... Parla Vitali (La Versa)... Le Cantine La Versa sono il maggiore produttore di vini dell’Oltrepò Pavese. Il nettare che arriva dalle dolci colline al confine con la provincia di Piacenza ha una notorietà ben oltre questo triangolo di Lombardia a sud del Po. Facciamo il punto sulla vendemmia con Giancarlo Vitali, settant’anni,
originario di Montecalvo Versiggia, presidente del consorzio che raggruppa 750 soci e oltre 450
aziende agricole. “Per la qualità e per la quantità delle uve è stata un’ottima vendemmia”, racconta
a Libero. Non avete anche voi problemi di sovrapproduzione? “Si, soprattutto per i rossi. Ma la
crisi è generalizzata e il vino non è un bene indispensabile...”.

Questo cosa ha significato in concreto?

“I consumatori, quando entrano nei supermercati mettono nel carrello i beni di prima necessità. E il
vino non lo è: se avanza qualche euro, alla fine, ci può anche scappare la bottiglia di vino. Ma il criterio di scelta è uno solo, il prezzo. Si va alla ricerca del prodotto che costa meno. Mi è capitato di vedere anche bottiglie di Bonarda a 98 centesimi. Ma non si può vendere a questo livello. E questo è un momento delicato, per noi”.

In che senso?

“Stiamo cercando nuovi sbocchi sui mercati internazionali e non possiamo svilire il prodotto”.

Conquistare spazio sui mercati esteri. Il sogno di tutte le imprese...

“Tre anni fa abbiamo avuto una buona partenza. Poi la crisi ha bloccato tutto. Ora stiamo ripartendo
e arrivano i primi risultati soprattutto negli stati Uniti. Di recente siamo stati contattati da una cantina newyorkese che agisce per conto della locale comunità ebraica. Erano alla ricerca di moscato, di gran lunga il vino più richiesto sul mercato. E hanno scelto quello prodotto da La Versa”.

Quanto gliene avete venduto?

“Per ora oltre mille ettolitri ma sono in arrivo altri ordini molto importanti”.

Dunque evviva il Moscato...

“Sì ma non dimentichiamo che i nostri vini-bandiera sono tre, ci sono il Bonarda e gli spumanti. L’Oltrepò è la seconda zona al mondo dopo la Champagne per la produzione di Pinot Nero, la materia prima indispensabile per la produzione dello spumante col metodo classico”.

C’è qualcosa che non va, allora. Come mai la notorietrà dei vini prodotti da queste parti è poca cosa rispetto a quelli francesi?

“I motivi sono più d’uno. Comincierei dalla frammentazione delle aziende agricole. In secondo luogo ha inciso negativamente la vicinanza di Milano. In un passato nemmeno tanto lontano i milanesi venivano ad acquistarlo a damigiane. Il territorio non si valorizza vendendo vino in cisterna ma in bottiglia. E poi non ci sono iniziative di livello che puntino a valorizzare i vini delle nostre terre”.

Ma lei cosa propone?

“Ci vuole un evento capace di rappresentare un richiamo al di fuori dei confini della provincia di Pavia e della Lombardia. Una grande manifestazione che racconti esclusivamente il vino e l’uva delle nostre terre. Capace di far diventare bonarda e spumanti un evento culturale”.

Mi sta descrivendo il Vinitaly...

“Già, servirebbe un Vinitaly dell’Oltrepò”.

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