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Amarone e riso Verona ritrova la sua Bottega … Dal 1860 è la madre di tutte le osterie Galan: “Un luogo davvero sacro del vino”… Un locale storico salvato dalla chiusura… È come aver salvato dall’oblio un quadro di Botticelli, è come aver trovato una lettera d’amore di Giulietta al suo Romeo. La Bottega del Vino di Verona, non è un ristorante, una mescita: è un bene culturale. E’ la madre di tutte le osterie e se ne sta lì dal 1860, in Vicolo dello Scudo di Francia, nel cuore antico della città, quasi acquattata (info: 045 8004535) a raccontare una storia infinita, quella dell’uomo e del vino. C’è passato il mondo da quella sala antica, quasi una grotta di Bacco, da cui pendono stalattiti di bottiglie storiche, da cui s’ innalzano stalagmiti di opere d’arte, con i tavoli in legno massello e il grande bancone. Nell’agosto scorso se ne decretò la chiusura: i soci avevano preso strade diverse. Il locale rischiava di morire. Ma ecco che più del business poté l’amore (e a Verona è facile crederlo) e così le famiglie storiche dell’Amarone (sono dodici cantine: Allegrini, Begali,
Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato) in partnership con un’altra azienda monumento della cultura gastronomica veronese la Riseria Ferron hanno deciso di unirsi, di costituire l’Antica Bottega del Vino srl, presieduta da un grande del vino veneto Franco Allegrini e di riaprire questo luogo di culto del buon mangiare e del bere meglio. Il miglior commento è forse quello del ministro per l’Agricoltura Giancarlo Galan: “Desidero esprimere la mia grande felicità per la riapertura di un luogo “sacro” per la cultura
del vino in Italia come La Bottega del Vino di Verona. Già ad agosto del 2010 avevo avuto modo di dire che la chiusura del locale era una sciagura da evitare. Oggi, grazie all’appassionato contributo delle Famiglie dell’Amarone d’Arte e alla Riseria Ferron, si è riusciti nell’importantissimo obiettivo di salvaguardare un patrimonio” E così la storia riparte oggi con il primo pranzo servito. Niente è mutato della Bottega del Vino, è rimasta la sua enorme cantina - 14mila vini provenienti da 5 continenti e 120 vini quotidianamente in mescita – sono rimasti gli arredi d’antan e quella cucina assolutamente territoriale che si esprime come must nel risotto all’Amarone e poi nella pastissada de caval, nei salumi serviti al coltello, nei grandi formaggi, nella pasta e fagioli, nei bigoli con la papera. A sovrintendere la cantina è tornato Severino Barazan che ha guidato la Bottega per un quarto di secolo mentre in cucina si affaccia un giovane cuoco, veronese de soca, Ferruccio Girelli Consolaro. La sola novità è che accanto alla Bottega, gestita da Stefano Ganzerla, ora funziona un laboratorio culinario dove si producono paste fresche e pasticceria. Il resto è la monumentale consuetudine di un luogo unico. E per il prossimo Vinitaly si potrà tornare tra quei tavoli per sentirsi a casa, in confidenza con la storia.

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