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Libero

Diego Planeta: “La diversità è un valore ma non mitizziamo i vitigni autoctoni” … Dai Fenici ai Greci, dai Romani agli Arabi: la Sicilia è stata storico crocevia del Mediterraneo per secoli, accogliendo una diversità di popoli che ha dato vita a un popolo dai mille caratteri. E tanta diversità, unita da un saldo legame con la terra, ha dato vita, anche nel vino, a tante espressioni diverse, con risultati eccellenti, tanto da grandi vitigni internazionali che da meravigliose e meno diffuse varietà autoctone. Diversità che, per Diego Planeta, tra i signori del rinascimento dell’enologia siciliana, è un punto di forza da valorizzare, con la tanto agognata Doc Sicilia che può diventare il cappello comune per presentarsi all’estero, e dove l’unione nel rispetto delle proprie identità è la via per aggredire i mercati con “Sicilia”, che è un brand fatto di territorio, ma anche di cantine e di alleanze vere tra produttori. Questo è quanto serve, secondo Diego Planeta che è il leader delle cantine siciliane, per ridare slancio alle produzioni dell’isola e portare nel mercato globale sotto un unico brand la complessità dei valori che la Sicilia del vino (e non solo) esprime. Dunque il concetto è quello di riunire sotto un marchio ombrello le tante eccellenti diversità. E sulla diatriba tra vitigni autoctoni e internazionale, Planeta la pensa così: “Non capisco perché si debba parlare di vitigni. Io penso che non tutti i territori siciliani, ma molti, esprimono una grande diversità. Lasciate ai produttori fare il proprio mestiere, capire quale vitigno esprime al meglio questo o quel territorio. Non leghiamo tutto questo continente a due o tre vitigni, basta con il provincialismo. E poi chi ha detto che il Syrah è nato in Francia? Non potrebbe essere nato a Siracusa?”.

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