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Libero

A Chiusa Grande s’imbottiglia soltanto la natura ... Il biologico di Franco D’Eusanio... Se credete nella reincarnazione, credete che l’anima di un uomo del passato possa ritornare in un altro involucro umano. Bè, io credo che in Franco D’Eusanio - titolare dell’azienda agricola Chiusa
Grande di Nocciano, in provincia di Pescara - riviva il filosofo Francesco Bacone. “Alla natura
si comanda solo ubbidendole” scriveva Bacon (all’inglese) nell’“Organon”, e su questo D’Eusanio ha impostato la sua vita e il suo vino. Esclusivamente biologico. Una filosofia che è un ideale, che si ispira al mondo contadino, ai valori di solidarietà, romanticismo, ospitalità. La forte convinzione di vivere una vita piacevole raggiungendo il benessere psico-fisico attraverso una coerenza esasperata ai quei valori. Il vino di Chiusa Grande nasce nel pensiero, viene ideato, prende forma nella vigna, nel pieno rispetto dell’ambiente, e infine quell’emozione e quell’idea vengono tradotte in caratteristiche organolettiche in cantina. Il risultato è un’attrazione fatale con quel vino, un profumo inebriante e seducente che lascia trasparire solo ciò che vuol mostrare, ma come i più grandi seduttori lascia il resto al mistero. Un connubio tra gioventù ed evoluzione. E il segreto sta nel far lavorare la natura, raccogliere le uve una settimana dopo la maturazione, trasformare l’acido malico, avviare all’ossidazione solo il 20% del vino in botti di legno, per dare quel gusto di maturità e fascino tutto da scoprire. Una qualità che non vuol dire lusso, perché Franco D’Eusanio crede che il vino non sia come la moda, che la qualità non si misuri e si percepisca dal prezzo. Da origini contadine quali ha, egli è convinto che “l’alta qualità non deve essere un lusso di pochi, ma un sogno per tutti”. Tra i suoi 25 “figli”, il prediletto forse è “Perla Nera”, un Montepulciano d’Abruzzo doc ispirato all’eros, all’amore romantico e tormentato, in principio distaccato e che concede i suoi favori solo ai grandi amanti. Una grande attenzione al territorio e alla tradizione, alla famiglia e alla fantasia, ma anche al mercato; in particolare quello ebraico, il più meticoloso. Nascono così i vini “kosher”, i vini per la comunità ebraica che devono essere purificati in precedenza dal rabbino. Per chi non segue la religione può in ogni caso riporre la propria fede nella cura al dettaglio della viticoltura biologica di Chiusa Grande. Grazie ad una tecnica degli Anni Settanta i bianchi vengono ossigenati nella fase del mosto, così i profumi durano nel tempo, si evolvono e anzi si sposano con l’ossigeno. I vini bio di quest’azienda nascono dall’amore con Madre Natura, vini senza solfiti, vini senza chimica, in grado di conservarsi nel tempo e invecchiare, come l’uomo. Un amore che si può incontrare al Vinitaly, padiglione 11, stand 50 dell’Area Abruzzo. E per saperne di più c’è il sito www.chiusagrande.com.

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