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Libero

La Puglia ha scelto la vigna in rosa ... La regione rilancia il rosé e torna a scommettere sui vitigni autoctoni. E l’export delle etichette vola: +20%... Dalla tendenza al prodotto... Parafrasando un verso famosissimo di Mogol si potrebbe dire che le vigne di Puglia si vestono di nuovi colori e dalle cantine rinascono antichi amori. I vignaioli di questa terra meravigliosa che è la penisola della Penisola hanno avvertito il vento del cambiamento nei gusti dei consumatori e portano a Vinitaly un’iniziativa lungimirante: rilanciare il rosato. Che da sempre è stato uno dei must dell’enologia raffinata di questa terra benedetta. E nel carnet c’è anche l’obiettivo di ridare slancio ai vitigni autoctoni: dal Negramaro all’ Uva di Troia, dal Primitivo al Susamaniello con la riscoperta anche delle Malvasie Nere e dell’Aleatico. Ma un posto al sole spetta anche al Bombino bianco che proprio autoctono di Puglia non può dirsi, ma che da oltre un secolo connota le produzioni di questa regione. A rilanciare il rosato sono i gusti dei consumatori che stanno rapidamente mutando. Al Vinitaly se ne ha una prova decisiva: quasi tutti i buyers si orientano verso vini freschi, di minore grado alcolico, riconoscibili e autentici. Sembra il ritratto del rosato di Puglia che proprio in forza del suo corredo ampelografico di uve a bacca rossa può offrire una varietà affascinante di sfumature (al gusto, alla vista e all’olfatto) in rosa. È una vera offensiva quella della Puglia sul rosato. A Vinitaly si presenta il primo concorso enologico nazionale dedicato a questa tipologia “Divino Rosé” che si terrà quest’anno e anche la serata che la Puglia ha dedicato agli ospiti Vinitaly è stata una “Serata in Rosa”. Per rimarcare appunto questo primato enologico. Che tuttavia non è il solo. Intanto a Verona c’è stato il record di partecipazione di aziende pugliesi 137, poi si è confermato il positivo trend del business
del vino per questa regione che è la seconda in Italia per superficie vitata (oltre 93mila ettari) e che è passata da un’enologia di quantità ad una produzione di qualità. La vendemmia 2010 si è chiusa con un incremento di produzione del 20% cui ha fatto riscontro un incremento considerevole del fatturato delle cantine che sull’export hanno fatto segnare un più 20,7% ,un record tra le regioni
Italiane con una fortissima penetrazione anche nei mercati extraeuropei (dal più 145% della Cina al più 69% in Russia al più 16,3% negli Usa) e performance tutte in crescita sui principali mercati continentali con la Germania che a valore e in volume continua ad essere il primo mercato, ma con ottime prospettive in Olanda e Svizzera. La seconda gamba dello sviluppo del vino pugliese è l’enoturismo e la declinazione dei vini con gli altri gioielli della gastronomia: dall’olio ai formaggi,
dai salumi agli straordinari pani pugliesi. In un recente studio del Censis la Puglia è stata valutata
come una delle cinque regioni più appetibili per il turismo enogastronomico (che giova ricordarlo secondo l’Isnart genera oltre un terzo del fatturato turistico) ed infatti si è creato un sistema di valorizzazione del territorio e dei prodotti agricoli che - come sottolinea l’assessore regionale al turismo Silvia Godelli - tende ad integrare su un eguale paradigma di qualità “le eccellenze enogastronomiche, i valori e il patrimonio culturale e soprattutto il paesaggio qualificando anche la ricettività”. Insomma la Puglia offre sia la vigna che la “vie in rose”. Riscoprendo il suo antico
fascino.

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