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Libero

Da Manduria a Taranto. Alle radici del Primitivo ... Un vino antico, caldo e gentile con sentori di prugne e mandorle... M’ammonisce Marcel Proust: il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare terre nuove, ma nel guardarle con occhi nuovi. In questo caso servono sguardi antichi, di quel tempo perduto che era l’uomo in armonia con il Creato. Trascorro da Andria, dove sono stato a ragionar di vino con il Consorzio Vigne e Cantine che mette insieme produttori di Basilicata, Molise, Abruzzo e Puglia, accolto da quell’incanto della Tenuta Cocevola della famiglia Marmo ai piedi del più mirabile dei castelli dello Stupor Mundi, Federico II, quel Castel del Monte esoterico e
ottagono, tra distese infinite di secolari ulivi da cui scola un prezioso extravergine pagato, ahinoi, due soldi e vigne pettinate di un’aulente Uva di Troia, una terra opima: la Puglia. Ne abbiamo ragionato con il professor Nicola Rossi - economista arguto e ottimo vignaiolo - con l’avvocato
Francesco Losito e ci siamo persuasi che tanta dovizia di natura e cultura meriterebbe ben più alto apprezzamento. Si dà da fare con coraggio l’assessore Dario Stefàno che ha la delega alle risorse
agroalimentari della Regione Puglia, per far comprendere al mondo che questa penisola nella penisola è una sorta di cornucopia del buon vivere. E al recente Vinitaly Stefàno ha raccolto unanimi consensi. Ma basta? Forse no, forse servirebbe uno sguardo diverso con cui gustare e comprendere tanta meraviglia. Da Andria
passo per Gioia del Colle e poi Brindisi e d’un balzo Otranto la meraviglia di una terra solatia e immensa. Vado verso Taranto. Dal finestrino s’annuncia Manduria e un cartello indica Avetrana. Qui servono occhi nuovi e antichi. Strepita la cronaca di questi due borghi e ne rende negletta la ricchezza di natura, di cultura e di agricoltura. No: non m’interessano né le tende dei disperati, né la disperata messinscena del noir che diventa infotainment televisivo. Qui c’è la culla di un vitigno e dunque di un vino che ha prima di tutto sentori d’epopea. Il Primitivo. Ha nel suo Dna un’Odissea: dall’Istria, dalla Croazia dove si chiama Crljenak, nelle sparute vigne de le Kastela vicino a Split,
o Plavac Mali, migrò in Puglia dove resta Primitivo e poi è approdato in America. Lo Zinfandel è il vitigno che i californiani considerano proprio e ne fanno vini spessi, legnosi, pesanti. Ma il Primitivo di Gioia del Colle selezionato dall’Indelicati nel secolo dei Lumi come uva pronta a
settembre (da cui il nome) poi migrato nel Salento e nel tarantino è un vino diverso. Ha sentori di prugne e di mandorle, colori di sangue e di rubino, ha infinita profondità, è caldo e gentile. Oggi è un gran vino emblema di una Puglia paradiso del naturale. Lo vado cercando questo Primitivo tra Manduria e Avetrana, tra Otranto e Taranto in cantine che non hanno gli onori della critica ma hanno confidenza con questa storia. Ed è questa la magia del Primitivo: narrare ai sensi un tempo che pare indefinito. Me ne accorgo quando in faccia al mar piccolo di Taranto con brezze di Ostro che carezzano i vigneti mi viene offerto un doppio Primitivo: uno sa di onde, l’altro di colli. Avverto
quanto sia mutevole questo rosso e quanto sia all’un tempo elegante e possente. È un’istantanea eterna dell’infinito bello che si dipana lungo il Salento sulle rive di due mari che partiscono una
campagna-oceano punteggiata di trulli, fortificata di masserie, definita da profumi di Mediterraneo.


Tenuta Viglione, “Johe”. Vino insolito questo rosso che nasce da incontro paritario di Primitivo e Aleatico. È intenso di frutto maturo, setoso al palato. Di carattere. Euro 7

Tenuta Americo, Primaldo. Unica azienda vinicola di Otranto. Il Primaldo Primitivo in purezza, vendemmia 2007, è caldo al palato, al naso alcolico e salmastro. Notevole. Euro 12

Pirro Varone, Primitivo. I vero Primitivo di Manduria. Fa solo acciaio e il vino è fresco,
ampio di frutto rosso, equilibratissimo in bocca. Di classe superiore. Euro 12

Tenuta Zicari, Apulus 2010. Un Primitivo solare, mediterraneo, caldo e amichevole. Il suo fratello maggiore Pezzapetrosa sa invece di terra buona. Due vini di alto livello. Euro 10

Unione Melissano, Primitivo del Salento. Il rosato è da applausi. Il Primitivo rosso di questa coop ha grande piacevolezza. Un vino immediato che ha polpa di frutto e facilità di beva. Euro 5

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