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Libero

Tra credo e salute il vino in cerca di nuove identità … I consumatori sono sempre più attenti al bio ma chiedono una comunicazione più immediata e vera… Le tendenze in bottiglia… Salutismo, proibizionismo e Islam: ecco, secondo Giovanni Negri, produttore in Piemonte, giornalista e scrittore (nonché ex segretario dei Radicali), alcuni temi cruciali con cui dovrà fare i conti il vino di domani. “C’è il rischio che il vino, per l’affermarsi di un pensiero unico dominante tra salutismo e proibizionismo alcolico diventi simulacro negativo di tutti i mali (fisici e sociali) dell’abuso di alcol”. Il bicchiere di vino, da positivo portatore di gusto e valori buoni, può diventare nell’opinione comune, “negativo” come la sigaretta. “Passasse un pensiero unico dominante, non ci sarebbe da stupirsi se il vino diventa dealcolizzato e il Barolo un rosé”. Ma c’è un’opportunità inesplorata, il mondo dell’Islam: “Se da un lato crescono i fondamentalismi, dall’altro il divieto di bere alcol è ormai come “niente sesso fino al matrimonio” per i cattolici, rispettato da una minoranza”. Argomenti di scena al Porto Cervo Wine Festival dove, con Antonio Paolini (guida “Vini Buoni d’Italia”, Touring Club) e Bruno Gambacorta (Tg2 - Eat Parade), si è discusso del “vino nel 2020”. Si chiede meno alcol e più natura. Ma la produzione “bio” non è possibile ovunque con la stessa qualità, spiega Michele Bernetti della cantina Umani Ronchi, che produce “tradizionalmente” nelle Marche e bio in Abruzzo: vantaggio, quest’ultimo, “solo per quei mercati più sensibili ai temi dell’ecologia”. Stesso discorso per la solforosa “che per certi vini di pronta beva si può ridurre o eliminare, per altri no - spiega l’enologo Roberto Cipresso - più che una soluzione, non esportabile agli altri vini, comunque fragile e responsabilizzante per la filiera che distribuisce e vende il prodotto, è un messaggio. Di quelli che danno al vino la suggestione di cui vive. Specie il nostro, se vuole arrivare in salute al 2020. Quando faremo i conti con i consumatori del futuro, lo sforzo di eco-compatibilità sarà primario”. Ma deve cambiare anche la critica enologica per Giancarlo Gariglio, curatore di Slow Wine, la guida senza punteggi di Slow Food, e le guide devono andare oltre la fase, che pur è stata importante, della “dipendenza” dai punteggi di Robert Parker o altri grandi guru, cambiare metro di giudizio. Perché non esiste “un” vino, ma “i” vini del 2020, come tanti sono e saranno i segmenti del mercato vinicolo. E anche la comunicazione deve staccarsi dai linguaggi criptici, come ha spiegato Alessandro Regoli, direttore e fondatore di Winenews. “Va recuperato il ruolo del vino come compagno della tavola. Anche in tivù, basta bicchieri che girano in primo piano. Più storie, più racconti. Più vita. E una critica italiana che sappia accreditarsi all’estero dove oggi conta poco, o nulla”.

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