02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Libero

Bacco & Venere La Sicilia rinnova il mito del vino … Un mese di spettacoli e degustazioni nelle cantine delle donne. Per scoprire il meglio in vigna dall’Etna a Trapani... Certo ci vorrebbero la penna, il pennello il genio di Goethe per raccontare questa Sicilia. Che non è il consueto stereotipo di mare zaffiro, di granite al caffé, di arancine, di pane e panelle, di grida. La Sicilia - me ne accorgo ogni volta che ne parlo e mi sussurra lei medesima ogni volta che la incontro e sono sempre giorni felici - è lo specchio del mondo e il mondo allo specchio. Qui si dice per non dire, si tace per affermare. Si vive per morire, si muore per vivere. Lo so che è lourde affermarlo, come direbbero i francesi, su queste pagine dove si narra di piaceri (sani) dell’esistenza. Ma la Sicilia è inconoscibile se non se ne penetrano i doppi, anche quelli drammatici, che sono la sua anima. C’è fuoco e acqua (pensate all’Etna e alle gole dell’Alcantara) c’è sale e dolcezza, c’è l’aria d’Africa e la neve, ci sono i giardini d’agrumi e le latomie di zolfo. Ci sono le stanze dello Scirocco, ozi di un’ immobile dinamicità, e le fatiche immense, lavori che sembrano statici con i contadini statue di sale in distese senza orizzonte, del cavare da questa terra nettari assoluti. Ci sono quasi deserti come nelle piane nissene di terre bianche e foreste che s’inerpicano sui Nebrodi. C’è la magnificenza barocca e la trascuratezza delle periferie stuprate da una speculazione cementizia che è cieca nella sua barbarie. Ci sono Pirandello e Verga: come dire animi inquieti e corpi irrequieti, Psiche e Mercurio, roba e delirio. C’è Tomasi di Lampedusa e quel principe di Salina cinicamente disperato. Ci sono appunto Tancredi e Mastro Don Gesualdo. Ci sono “I giorni della civetta” di Sciascia e gli eroi quotidiani, tragedia e commedia. Ci sono Dioniso e Afrodite: estasi e desiderio e i loro emuli Bacco e Venere: piacere ed eternità. Ma c’è finalmente, e oramai da anni, un riscatto possibile, che viene dalla terra ed ha il profumo del vino. Oggi vieppiù ha anche profumo di donna. E specchiarsi negli occhi delle femmine di Sicilia, che sono neri e ardenti come lava o azzurri e brillanto come acqua marina a seconda che siano esse fenoarabe o fenonormanne, ma comunque profondi come abissi di fascino, è voluttuosamente precipitare verso la felicità dell’anima. Del resto qui in queste terre l’estetica ebbe un atto nativo che ha una data precisa: il 7 gennaio del 1804. In quel giorno vi fu per il mondo una seconda Epifania: dall’Orto di Bonavia nelle campagne siracusane emerse agli occhi di Saverio Lanolina e di Giuseppe Maria Capodieci quell’Afrodite Callipigia che è l’archetipo della bellezza, della sensualità, della femminilità eternamente fissata 25 secoli fa nel marmo da una mano greca. La Sicilia è stracolma di Veneri, d’esse s’inebria e c’inebria nell’incontro con Bacco. Se tutto ciò è com’è, non si poteva non progettare un nuovo rito nuziale tra le donne e il vino, soprattutto adesso che nelle cantine siciliane moltissime sono le donne che vi operano: siano esse enologhe o addette al marketing, vignaiole in prima persona o curatrici, come agronome, di questi giardini che sono le vigne siciliane: da Trapani all’Etna, da Siracusa ad Agrigento, da Messina a Enna, da Salina a Pantelleria. E che da esse si cavino Nero d’Avola o Nerello Mascalese, Inzolia o Catarratto, Grillo o Zibibbo ovunque c’è il medesimo affascinante denominatore: la qualità assoluta. Così non si poteva più trascurare di mettere in valore la liason Bacco e Venere. Ed infatti inizia in questo mese di luglio e prosegue fino a metà agosto una kermesse straordinaria: che porta nelle cantine delle donne e in tutte le zone viticole della Sicilia spettacoli colti, al femminile, per degustare poesia e vino, musica e vino, prosa e vino, commedia e vino. Si chiama “Il Circuito di Bacco nelle cantine di Venere, donne territori e vini di Sicilia” ed è stato voluto, su progetto di Nino Aiello con la direzione artistica di Orlando Biglieri, da Dario Cartabellotta (foto), il vulcanico direttore generale dell’Istituto regionale della vite e del vino, e reso possibile dall’assessore regionale all’agricoltura Elio d’Antrassi. È di fatto un festival itinerante che fa scoprire Agrigento, il Nero d’Avola e la Valle dei templi, Erice Trapani lo zibibbo, il Marsala e la magnificenze del medioevo e della natura, l’Etna e il fascino assoluto del Nerello Mascalese, i Nebrodi e la civiltà dei Mamertini con i grandi vini di collina , Monreale e la Conco d’Oro con i grandissimi vini rossi di questa terra, il barocco di Noto e i vini da uve come il Perticone, Se gesta con la riserva dello Zingaro sospesa tra mito e natura e con i vini da Cattarratto, le Terre Sicane dove risiede l’anima della Sicilia e alcune delle cantine più prestigiose. E tutto questo, come narra Dario Cartabelotta, “con il Circuito di Bacco nelle Cantine di Venere diventa una nuova occasione di scoperta e conoscenza offerta al viaggiatore innamorato della Sicilia, dei suoi vini e del suo paesaggio”. Da vivere, vedere, sognare con gli occhi delle donne. Le donne del vino di Sicilia.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su