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Libero

Il mercato interno è fermo ... Il vino italiano si salva solo con l’esportazione ...Si attenua la preoccupazione per i dazi imposti dalla Russia. E negli Usa continua la crescita delle nostre bottiglie ... Ancora l’export, molto probabilmente, continuerà ad essere per il vino italiano la chiave di volta di ogni criticità, comprese quelle che stanno accompagnando l’afa di questa estate, funestata da intense fibrillazioni nelle Borse, in una sorta di “onda lunga” della crisi globale. Lo ha ribadito Assoenologi, nel suo recente congresso di Orvieto, dove, testimoni autorevoli di mercati affermati o promettenti come Stati Uniti e Russia, hanno confermato il solido ruolo delle etichette tricolori. In Usa, dove l’Italia è il paese leader dell’export, il consumatore beve ancora poco (9 litri procapite), e il prezzo medio di una bottiglia italiana è di 7 dollari. “Le prospettive sono più che positive - dice Leonardo Lo Cascio di Winebow, tra i più importanti importatori di vini italiani in America - nonostante aspetti che frenano lo sviluppo, come la diminuzione dei distributori, da 7.000 a 700 in 20 anni, con i primi 5 che hanno in mano il 50% del mercato. O con il fatto che ogni Stato (sono 50) ha la sua legge in materia e il vino non può essere venduto nei supermercati”. Anche in Russia le prospettive sono positive, spiega Irina Femina (Mgb-Wine): l’import di vino italiano è cresciuto dal 7,31% del 2009 al 31,31% del 2010, e nel 2012 dovrebbe segnare il +24%. Ma la fascia di prezzo che va per la maggiore è tra i 3 ed i 7,5 euro. “Il rapporto qualità-prezzo non basta più, bisogna raccontare le storie ed i valori da cui nascono i vostri vini, perché è per quello che i russi sono disposti a spendere”. E l’attuale instabilità finanziaria avrà ripercussioni sul vino italiano? Ovviamente sì, ma non per forza in negativo. Ne è convinto Stefano Cordero di Montezemolo, direttore della European School of Economics e docente di finanza strategica dell’Università di Firenze: “La crisi c’è e sarà forte, e non fa mai bene perché reprime la domanda. Ma su altre produzioni con cui competiamo, come la Francia, potremmo avere un vantaggio, perché offriamo un rapporto qualità-prezzo più competitivo. Certo, vista la nostra dipendenza dall’export, dobbiamo guardare al mondo, soprattutto agli Usa, che attraversano però un momento di crisi profonda”. E proprio sul fronte politico si registra un successo della diplomazia italiana che dà una prima risposta all’allarme sollevato da Federvini sui nuovi dazi decisi dalle autorità russe per i vini italiani, decisamente svantaggiosi rispetto a quelli per i prodotti di Francia e Spagna. Un provvedimento che, secondo alcuni, avrebbe portato ad un aumento fino al 30% del prezzo dei vini italiani di fascia più bassa in uno dei mercati più promettenti. La recente missione del Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani a Mosca, che ha incontrato, tra gli altri la sua collega Elvira Nabiullina e il Ministro del Commercio Viktor Kristenko, in tandem con l’ambasciatore italiano a Mosca Antonio Zanardi Landi, ha, infatti, convinto le autorità doganali russe a rivedere il “custom profile” delle etichette tricolori, perché frutto di un prezzo medio non ponderato, al fine di ricalibrare la cifra su valori più congrui alle transazioni commerciali in atto fra Italia e Russia.

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