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Libero

“Non vogliamo etichette allarmanti” Per sei consumatori su dieci bere vino “fa bene”. Solo un quarto degli intervistati chiede più notizie sulla salute ... “Warning” sì, “warning” no? Il dibattito sul dilemma se sia giusto o meno mettere nelle etichette delle bottiglie di vino le avvertenze sui rischi per la salute derivanti dall’abuso, ma anche dall’uso, è aperto. Cosa ne pensano gli enoappassionati? Il 66% è contrario, perché “creerebbero solo allarmismi, meglio educare al bere consapevole”, il 25% si dice favorevole per informare il consumatore, il 9% è ancora indeciso. Lo dice un sondaggio di Winenews e Vinitaly (www.vinitaly.com), evento di riferimento dell’enologia internazionale, a cui hanno risposto 1.116 enonauti, appassionati già fidelizzati al mondo del vino e del web, in maggioranza maschi (76%), con un’età fra 35-50 anni (45%), un elevato titolo di studio (l’85% ha un diploma di scuola media superiore o la laurea) e, mediamente, con un buon livello socio-economico (medici, dirigenti, imprenditori, bancari, avvocati, commercialisti, ingegneri, agenti di commercio, architetti, giornalisti e commercianti). La questione del “warning” in etichetta è al centro del dibattito in Italia dopo la proposta di Assoutenti di mettere sulle etichette degli alcolici le avvertenze sui rischi per la salute simili a quelle delle sigarette, dopo che l’Agenzia di ricerca sul cancro dell’organizzazione mondiale della sanità ha inserito l’alcol nel “Gruppo 1” delle sostanze cancerogene, come amianto, arsenico, benzene, tabacco e radiazioni. La maggior parte di chi è contrario al “warning”, ritiene che il vino sia in primis un alimento, e, come tale, abusarne causi problemi alla salute, ma come tutte le altre vivande, e per questo bisogna puntare più sull’educazione alimentare. Poi c’è distinzione, sottolineano, tra alcol in generale e vino in particolare, e i contrari mettono anche in evidenza l’importanza culturale del vino. Inoltre, tra i contrari, fra i quali alcuni medici, c’è chi ricorda che studi e ricerche dimostrano che il vino, bevuto in giuste quantità, porta giovamento all’organismo. Ma se il 9% non ha ancora un’opinione, i favorevoli al “warning” non sono pochi (25%), e sostengono che l’alcol è alcol e non c’è differenza tra vino e altri alcolici. L’importante è che il consumatore sia messo a conoscenza dei rischi cui va incontro usando e abusando di queste sostanze, e che l’uso sconsiderato mette in pericolo la propria vita e quella degli altri. Non tutti, però, demonizzano il vino, anzi, sostengono che bevuto in giuste dosi faccia bene, ma che comunque le avvertenze sono importanti come mezzo per rendere il consumatore consapevole: chi beve ha bisogno delle avvertenze per poter scegliere di conseguenza. Ma, intanto, lo spettro dell’etichetta-bugiardino è sempre nei pensieri dei legislatori Ue.


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