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Libero

Il vino diventa davvero social e sfrutta il web I blog e le comunità virtuali non servono a vendere ma creano un ponte tra produttori e consumatori ... Internet e i social media come antidoto al calo dei consumi di vino nella Vecchia Europa, come motore di crescita in Usa e come timone per i consumatori del Nuovo Mondo? Sono una risposta, ma non a tutto, e a patto che si capisca che servono prima di tutto a stabilire relazioni tra produzione e consumo, e poi, in un secondo momento, a fare business. O almeno, la pensano così gli esperti di “WineFuture Honk Kong”, evento della Wine Academy of Spain (WineNews era un “invitato speciale”), che, dal 6 all’8 novembre, ha chiamato a raccolta i più importanti opinion leader e attori del vino mondiale, da Jancis Robinson a Robert Parker, da Steven Spurrier a Gary Vaynerchuk, da Michel Rolland a Michel Bettane (per l’Italia c’erano Angelo Gaja, Gianluca Bisol) e per parlare di tendenze produttive e di mercato, analizzare impatto e sviluppi di internet e avere uno sguardo davvero globale sul vigneto mondo. Prima di tutto i dati di Lulie Halstead, Ceo dell’agenzia di ricerca Uk Wine Intelligence: “Tra chi beve regolarmente vino, utilizza i social media applicati a Bacco il 13% nel Regno Unito, il 21% in Usa, il 13% in Francia e il 62% in Cina (dato riferito ai consumatori di vino importato nelle città “1 tier”), ma se guardiamo a chi produce, che non è solo fruitore, ma anche produttore di contenuti (su Twitter, Facebook, blog), le percentuali scendono al 5, 11, 5 e 48%”. Nel mercato cinese il web pare fondamentale per creare un rapporto con i consumatori, ma a guardare gli altri Paesi storici del consumo di vino, viene da chiedersi: quella di internet e dei social media “in salsa enoica” è solo una montatura? “Niente affatto, sono una realtà molto importante - risponde David Pearson, Ceo di Opus One, la joint venture californiana di Baron Philippe de Rothschild e Robert Mondavi - ma lo sbaglio è pensare che sia sufficiente esserci. I social servono soprattutto a creare relazione con il pubblico, a capire cosa pensa di te, ad invitare la gente in cantina. Chi produce vino vende esperienze, e la tecnologia permette un’evoluzione del marketing dove anche il consumatore può dire la sua. L’obiettivo è essere parte della conversazione, perché il 70% delle scelte di consumo, anche nel vino, si basa ancora sul passaparola”. “E i social media stanno espandendo a dismisura il potere del passaparola”, ha detto in video conferenza dagli Usa “Mr.Wine Library” Gary Vaynerchuk, uno dei pionieri del “vino 2.0”, che aggiunge: “Internet e i social non sono una bolla, sono uno strumento, un luogo dove tanta gente si riunisce, e noi dobbiamo esserci al meglio possibile per stringere relazioni, raccontare storie e fare business. Le persone vivono di relazioni da sempre, questa è solo un’evoluzione”.

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