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Il 2012 visto dai maggiori produttori ... I buoni propositi del vino italiano ... Caprai: “Deve tornare a crescere il consumo interno”. Venica: “Ci tolgano l’Imu o sarà crisi” ... La più bella notizia che il mondo del vino italiano vorrebbe sentire nel 2012? “Vedere crescere i consumi di vino in Italia, segno anche di un Paese che sta meglio in generale”: Marilisa Allegrini, alla guida della celebre griffe veneta, si fa portavoce di quello che sembra essere il desiderio di tante cantine italiane per il nuovo anno, che anche per il mondo del vino non sarà certo facile. Ma “anche se le premesse non sono le migliori”, spiega Francesco Zonin, alfiere di uno dei gruppi vinicoli più importanti, con cantine nei migliori territori del vino del nostro Paese, a partire proprio dal calo dei consumi interni, sotto i 40 litri procapite l’anno, la speranza è quella “di replicare i risultati di 2010 e 2011”. La pensa così anche Francesca Planeta della famosa cantina siciliana “perché pensare di crescere è quasi impossibile. La bella notizia sarebbe che i consumi ci permettano di mantenere quello che abbiamo recuperato nel 2010 e 2011”. Se la via per crescere sembra essere soprattutto quella dell’export - il 2011 potrebbe segnare un nuovo record per i nostri vini con oltre 4 miliardi di euro in valore - trascurare gli investimenti per riconquistare consumatori in Italia sarebbe un errore “perché siamo tra i primi quattro Paesi al mondo per consumo procapite - sottolinea Renzo Cotarella, amministratore delegato della storica Antinori, la cantina italiana più famosa nel mondo - e se per crescere bisogna per forza di cose guardare all’estero, è fondamentale anche migliorare la situazione in Italia. E pure l’estero va gestito bene: molti si stanno concentrando sui mercati emergenti, lasciando spazi vuoti nei mercati storici”. Stessa filosofia per Marco Caprai, autore del rilancio del Sagrantino di Montefalco nel mondo: “La crescita all’estero fa la differenza, ma senza il mercato “Italia” tutto sarebbe relativo. Il rapporto è 60% mercato interno e 40% estero, ma sarebbe lo stesso se arrivassimo a 50 e 50”. Anche per Matteo Lunelli, presidente della griffe Ferrari, il must degli spumanti trentini, “le maggiori opportunità di crescita sono all’estero, ma anche per noi il mercato più importante è quello italiano. Il futuro, però, si gioca nella sfida oltreconfine, dove ci sono fortissime potenzialità di crescita del business del vino”. E tra le buone nuove, per Michele Bernetti della marchigiana Umani Ronchi, dovrebbe esserci anche quella che “l’Italia del vino riesca ancora a investire in qualità e migliorare il valore del proprio prodotto”. E non manca chi spera in “un passo indietro sull’Imu che colpirà anche vino e agricoltura, settori che già hanno difficoltà ad andare avanti”, spiega Ornella Venica della prestigiosa cantina friulana, produttrice degli straordinari bianchi del Collio. O “che venga cancellato l’aumento dell’Iva sul vino - dice Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi, azienda leader di Montalcino con fortissima proiezione all’export - è che arrivino misure per la crescita a sostegno dei consumi, il cui calo colpirebbe il vino in modo importante, dato che non è più un bene primario”. Proprio un cambio di rotta in questo senso, invece, è la notizia più bella che potrebbe arrivare per Ernesto Abbona della storica Marchesi di Barolo, un presidio di qualità e di storia del Piemonte: “Sarebbe bello tornare a parlare di vino sempre più come elemento importante della dieta quotidiana. Da bersi a tavola, per completare e arricchirei pasti, e nei limiti della moderazione che la nostra cultura ormai ha ben presente che da sempre connotano il nostro stile di consumo”.


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