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La grande abbuffata di Carnevale ... Quei sapori dietro la maschera ... Avete mai visto La Grande Abbuffata? Un film degli anni Settanta diretto da Marco Ferreri, dove quattro uomini - tra cui un Marcello Mastroianni e un Ugo Tognazzi, stanchi della solita routine - decidono di suicidarsi ingozzandosi di cibo. Beh, penso che il Carnevale incarni questo spirito nell’accezione più giocosa e ironica. L’intento è quello di mangiare ogni tipo di dolciume della tradizione prima del ritiro in Quaresima, tempo di castigo per la gola. E questo è proprio il weekend del carpe diem, o adesso o se ne riparlerà poi fra una quarantina di giorni. I più famosi Carnevali - Viareggio, Venezia, Cento, Fano e Putignano - celebrano l’evento con carri allegorici, sfilate, concerti e tripudi enogastronomici di zuccheri riesumati ogni volta in questo periodo dell’anno dal libro delle ricette della nonna. In Toscana Viareggio prepara i berlingozzi e i cenci, i dolci tipici toscani, chiamati anche “donzelline” o “nastrini delle monache”, al gusto di Vinsanto; ma non manca la sostanza con l’iniziativa “Gusto in maschera - Chianina Gustosa”. Tutte le domeniche fino al 3 marzo il ristorante Afrodite dell’Hotel Apollo di Viareggio, in collaborazione con la famosa macelleria Simone Fracassi di Rassina in provincia di Arezzo, presenta la formula da asporto degli hamburger di chianina; 8 euro il pacchetto “street food” che comprende l’hamburger con tanto di rosetta al sesamo, patate arrosto - qualità rossa casentinese - e bibita. E tutti i sabati, sempre presso il ristorante Afrodite, cene degustazione ispirate alle più importanti maschere italiane, da Balanzone a Pulcinella, da Capitan Spaventa a Burlamacco e Ondina. Si cambia mare e dal Tirreno si passa all’adriatica Venezia, dove da sempre è di moda il fritto, e i dolci carnevaleschi non fanno eccezione, come i “galani” e i “crostoli” che appartengono da sempre alla tradizione dolciaria veneta. Scendendo a sud lungo il litorale ecco il borgo ferrarese di Cento con il Carnevale d’Europa, il primo ad essersi gemellato con quello di Rio de Janeiro e a parteciparvi ogni anno col miglior carro concorrente all’edizione attuale. Città natale per la maschera di Tasi, l’uomo che tra la moglie e un buon bicchiere di Lambrusco scelse il vino. Come biasimarlo! E il dolce gemellato alla riviera romagnola, oltre alle castagnole fritte e alle sfrappole, è il tortello dolce fritto, una sfoglia ripiena di crema pasticcera o crema al cioccolato, molto golosa. Nelle Marche a Fano il Carnevale, di origini ottocentesche, è un’istituzione. “Il Carnevale più antico d’Italia, bello da vedere, dolce da gustare”. Ogni domenica fino al grasso martedì 21 febbraio sfilate di maschere e carri ma soprattutto sfilate di dolci, tra frappe o chiacchiere che dir si voglia, cicerchiata (una ciambella rustica fatta di palline di pasta fritte e legate dal miele caldo) e arancini, peccati di gola tradizionali in questa regione e in tutto il Centro Italia. Dalle tre del pomeriggio si inaugura il tradizionale “Getto”: centinaia di caramelle e cioccolatini vengono lanciati dai carri a ritmo della musica arabita tipica fanese, suonata con barattoli e caffettiere. Curiosità golosa è che tra i cioccolatini non manca il Bacio Perugina, in onore del fanese Federico Seneca che fu uno tra i più grandi grafici del Novecento che disegnò i manifesti dei Baci. Arrivando sul tacco della Penisola, coriandoli e stelle filanti tappezzeranno in questi giorni Putignano, in provincia di Bari, noto come il Carnevale più lungo d’Italia. Difatti inizia il giorno di Santo Stefano con la Festa della propaggini e termina come gli altri con il martedì grasso. Qui maschera e dolce sono omonimi e si chiamano Farinella. La maschera è simile ad Arlecchino ma con un cappello a due punte sonagli; mentre il dolce, di farina di ceci e orzo abbrustoliti, risale al 1700, quando all’epoca era l’unico pranzo consumato dai contadini insieme a fichi secchi oppure ad erbe selvatiche. Un passato che diventa patrimonio culturale oggi, un patrimonio come quello gastronomico ereditato dai libricini e dai racconti delle ricette delle nostre nonne.

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