02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Libero

Piccole cantine alleate all’estero Così si conquistano i nuovi mercati ... Cantine blasonate ma anche piccole aziende di sangue blu, etichette affermate ma anche vini apripista di mercati e altri che tornano alla ribalta, consorzi di vecchia data ma anche giovani vigneron che ne fondano di propri: ingegnosa, creativa, sinergica, accanto alle realtà più famose, c’è anche un’altra Italia del vino, convinta che l’unione fa la forza per emergere in un mondo in cui è dura, specie per aziende giovani o senza grandi risorse da investire e conquistare wine lovers. E così, se c’è chi si affida ai consorzi, c’è anche chi, come cinque giovani produttori delle Langhe, tutti classe ’81, si è creato il proprio: “Langa style” (www.langastyle.com), brand unico fondato nel 2007 per far conoscere cinque piccole cantine, nate tra il 2002 e il 2004: La Ganghija, Mustela, Negretti, Olivero Mario e Vigin. Ognuno con le proprie etichette, ma tutti con lo stesso obiettivo: “Fare promozione insieme - spiega il portavoce Lorenzo Olivero - ed uscire dal guscio. Abbiamo cominciato con Vinitaly e ora ci muoviamo in tutta Europa, in due tre al massimo, ma facendo sempre assaggiare i vini di tutti”. Abbattendo costi e sforzi, e arrivando, in poco tempo, a “esportare il 60% delle 160.000 bottiglie prodotte”. Sinergia a cui guardano anche undici piccole e medie aziende - Castello di Gabiano, Cascina Pastori, Tenuta il Moro di San Giovanni, Caia Rossa, Villa Pinciana, Principe Pallavicini, Contado Veniglio, Marisa Cuomo, Paternoster, Principi Alliata di Villafranca e Terrazze dell’Etna - riunite da un “professionista istrionico” del vino, Gelasio Gaetani d’Aragona, in “Ex Vinis” (www.exvinis.com), brand di sangue blu e portata internazionale. “Il periodo dello splendore - dice Gaetani - è lontano, solo unendosi e facendo sistema si possono affrontare i grandi mercati emergenti, che impongono masse critiche lontane dai target di molte piccole aziende di qualità”. E se è vero che i vini italiani sono conosciuti in tutto il mondo, è vero anche che c’è sempre qualcuno che, ieri come oggi, veste i panni di apripista: come il Lambrusco, la “coca cola d’Italia” per gli States negli anni ’70, dalle cui fortune è nata per esempio Castello Banfi (da parte della famiglia di importatori Mariani), che continua a primeggiare in mercati dall’enorme potenziale per l’Italia del vino come il Brasile e la Russia, per il buon rapporto qualità-prezzo, perché piace ai giovani, ha bassa gradazione alcolica, si sposa con molte cucine. Conquistare consumatori sempre più attenti a scoprire o riscoprire novità e stretti legami tra vino e territorio? Una ricetta arriva dalla Puglia, che sull’onda della rinnovata vitalità dei vini rosati in Italia, ha scelto di puntarci, forte della sua leadership produttiva (il 40% della produzione italiana è localizzata nella regione), con un osservatorio sui vini rosati, per indagare l’inesplorato mondo del vino in rosa, e, poi, con il primo concorso nazionale vini rosati d’Italia della Regione Puglia (www.concorsorosatiditalia.it), per premiare il migliore che sta conquistando wine lovers, giovani, sia uomini che donne e per i quali il vino è, prima di tutto, convivialità. Perché si può essere grandi anche rimanendo piccoli: è l’unione che fa la differenza.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su