02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Libero

Vini pallidi e abbronzatura per un brindisi all’estate ... È il trionfo di bianchi e spumanti, ma il rosato incalza nelle preferenze ... Un’estate torrida quella del 2012, che inevitabilmente finisce per incidere anche sulle scelte dei vini che accompagneranno il pranzo di Ferragosto. Con il ritorno a tipologie, prima fra tutti il vino bianco, che nel recente passato aveva perso un po’ del loro appeal. Forte il richiamo delle bollicine anche a tutto pasto, mentre cresce l’interesse per alcuni rossi particolarmente freschi e gustosi. Queste le indicazioni generali per un pranzo di ferragosto al top, dove soprattutto la tendenza dell’abbinamento estate-vini bianchi ritrova tutta la sua centralità. L’Italia possiede infatti una ricchezza di vitigni di antica coltivazione a bacca bianca che ci invidia tutto il mondo. Tra i più gettonati il Vermentino che nelle declinazioni toscane di Rocca delle Macìe, con il suo Occhio al Vento, di Guado al Tasso-Antinori, con il suo Bolgheri Vermentino, di Poggio al Tesoro-Allegrini, con il suo Solosole e della Fattoria di Magliano con il suo Pagliatura, trova la sua espressione più tipica. Ancora il Vermentino, con l’aggiunta di Nasco, dà vita all’Iselis di Argiolas, un vino affascinante nella sua dimensione decisamente mediterranea. Medesime suggestioni anche dai bianchi siciliani: dal Grillo in purezza Lalùci di Baglio del Cristo di Campobello al classico Chardonnay di Planeta e Tasca d’Almerita, dal leggiadro Anthylia di Donnafugata, a base di Catarrato, al sapido Fiano di Cantine Settesoli, e all’Insolia Colomba Platino della Duca di Salaparuta. Non meno originali i bianchi del centro Italia: a partire dal Verdicchio dei Castelli di Jesi Casal di Serra di Umani Ronchi, alla Passerina, antico vitigno di origine Adriatica, di Velenosi, o allo scattante umbro Grecante di Caprai, da uve Grechetto. Non privo di personalità il Lugana Sansonina di Zenato e il tipico Collio Friulano di Venica, solide espressioni del nord Italia enoico. Sempre affidabile l’Orvieto Classico Il Bianco di Decugnano dei Barbi e intriganti i Trebbiano d’Abruzzo di Valle Reale, con il suo Vigna di Capestrano e Masciarelli, con il Marina Cvetic. Molisana è, invece, la Falanghina Ramì di Di Majo Norante, che possiede pienezza e sapidità.Restano dei classici della produzione bianchista del Bel Paese il Fiano di Mastroberardino e il Greco di Tufo Cutizzi di Feudi di San Gregorio. Sul fronte delle bollicine, non c’è che l’imbarazzo della scelta: dai golosi Prosecco, come il Valdobbiadene Cuvée Oris di Villa Sandi, o il Crede di Bisol o la Cuvée Oro di Carpenè Malvolti, ai Franciacorta Metodo Classico di Bellavista, con il suo Gran Cuvée Brut, di Guido Berlucchi, con il suo Brut Cellarius, di Villa Crespia-Muratori, con il suo Dosaggio Zero, e di Castello Bonomi della famiglia Paladin, con il suo Brut Cru Perdu. Ma di Metodo Classico buoni ce ne sono anche in Trentino: dal Brut Perlè di Ferrari, al Rosè Rotari di Mezzacorona, dall’Altemasi Riserva di Cavit, all’Aquila Reale di Cesarini Sforza. Per gli amanti dei rossi, anche con 40 gradi di temperatura, c’è sempre l’opzione Lambrusco, di bella beva il Terre Verdiane di Ceci, o rossi ritmati e freschi come l’Etna prodotto da Cottanera, il Cerasuolo Classico di Valle dell’Acate o il Belnero di Castello Banfi. Brindisi finale all’insegna di una dolcezza mai stucchevole, con il Moscadello di Montalcino de La Poderina o con il siciliano Moscato dello Zucco di Cusumano.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su