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Snobbati i vini italiani. Si salva solo il Brunello ... In Usa la critica premia californiani e francesi, ma per i consumatori siamo al top ... Nel meglio del meglio, tra i primi 10 della prestigiosa Top 100 dell’influente rivista americana Wine Spectator, una delle poche classifiche in grado di influenzare il mercato, c’è stato poco spazio per l’Italia: comandata per numero dai francesi (4 vini) e per posizioni dagli Usa (al numero uno il Relentless Napa Valley 2008 della Shafer Vineyards), l’unico italiano tout court, numero 9, è il Brunello di Montalcino 2007 di Ciacci Piccolomini d’Aragona (ma un po’ di Italia c’è anche al numero 10 con il Malbec Mendoza Finca Bella Vista 2010 di Achával-Ferrer perché l’enologo della cantina argentina è Roberto Cipresso). Ma nella Top 100 completa, che comunque rappresenta un’élite di vini sul mercato americano e mondiale (100 su 17mila assaggi), il Belpaese è ben rappresentato, con 16 grandi vini (anche se nel 2011 erano 20) che vanno dal Barbaresco 2007 di Punset al Barolo Gavarini Chiniera 2008 di Elio Grasso, dal Flaccianello 2009 di Fontodi al Chianti Classico Riserva 2009 di Castello di Monsanto, dal Chianti 2010 di Folonari al Barolo Monprivato 2007 di Giuseppe Mascarello & Figlio, passando per il Veneto Bianco San Vincenzo 2010 di Roberto Anselmi, Barbera d’Asti Superiore Le Orme 2009 di Michele Chiarlo, Nobile di Montepulciano Leone d’Oro 2009 della Vecchia Cantina di Montepulciano, Vigneti delle Dolomiti Rosso Alta Luna Phases 2009 di Cavit, Barbera del Monferrato Maràia 2011 di Marchesi Barolo, Greco di Tufo Devon 2011 di Antonio Caggiano, dal Brunello 2008 di Collesorbo, dall’Ilatraia Maremma Toscana 2010 di Brancaia e dall’Aglianico di Irpinia 2008 di Donnachiara. Del resto, dal 1988 ad oggi, in 25 anni di Top 100, secondo un’analisi di WineNews, considerando le prime tre posizioni di ogni edizione (con tre ex-aequo nel 1998), il duopolio Stati Uniti-Francia (California in testa e con assenze sostanziali dei rossi di Borgogna e degli Champagne), con rispettivamente 11 e 10 vini, è netto. A distanza, segue l’Italia, tre volte n. 1 - una volta ciascuno al vertice per Portogallo, Cile e Australia - con il Solaia 1997 di Antinori (nel 2000), il Bolgheri Superiore 1998 della Tenuta dell’Ornellaia (2001) e il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2001 di Casanova di Neri (2006). Gli altri vini italiani, in zona medaglie, sono il Brunello di Montalcino 1997 di Castello Banfi (terzo nel 2002), il Cepparello 1997 di Isole e Olena (terzo nel 1999), il Barolo Sperss 1989 Gaja (secondo nel 1993). Un interesse per il Belpaese enoico, dunque, non così profondo come spesso sembra da quest’altra parte dell’oceano. Ma finché il mercato - in Usa l’Italia è leader in valore e volume tra i vini stranieri - premia più della critica. Critica che, però, per il Belpaese ha creato un format ad hoc: “Opera Wine”, prima degustazione di Wine Spectator in Italia, insieme a Vinitaly, di cui è stata prologo nel 2012, con 100 cantine selezionate dalla rivista, riconfermate in blocco, stando ai rumors, anche per il 2013 (elenco completo su www.operawine.it), per una nuova e prestigiosa anteprima, il 6 aprile, di Vinitaly, l’appuntamento enologico di livello internazionale, a Veronafiere a Verona (7-10 aprile; www.vinitaly.com). Un parterre di cantine che rappresentano il top della produzione italiana, con i migliori produttori (e i loro vini di punta) da ogni Regione, insieme a ribadire, nella città dell’amore per eccellenza, Verona, la passione degli americani per il vino italiano.

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