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MONDIALI DI RUSSIA

L’Italia non ci sarà, ma ai Mondiali in Russia una bottiglia di vino aperta su tre è tricolore

Dallo stadio alla tavola: la cucina preferita dai viaggiatori russi è quella italiana, “invasione” alla fine del torneo?
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I mondiali di Russia, con il made in Italy nel cuore

L’Italia non ci sarà, ma i Mondiali di Russia catalizzeranno comunque l’attenzione degli appassionati di calcio, anche del Belpaese. Di certo, da oggi al 15 luglio, giorno della finale, tra Mosca e San Pietroburgo centinaia di migliaia di tifosi da ogni angolo del mondo prenderanno d’assalto non solo gli stadi, ma anche i locali ed i ristoranti. Dove senza dubbio scorreranno fiumi di birra, ma anche tanti litri di vino. E la probabilità di stappare una bottiglia tricolore, anche per spagnoli e francesi al seguito della Roja e dei Bleus, tra le nazionali favorite per la vittoria finale, è altissima: il vino italiano rappresenta il 28% dell’import russo, per un giro d’affari cresciuto nel 2017 del +47%, a quota 255 milioni di euro (dati Wine Monitor Nomisma). Del resto, i dazi e la guerra commerciale tra Unione Europea e Russia non ha coinvolto il vino, settore scalfito comunque dalla lunga tendenza ribassista del Rublo, che pare ormai alle spalle.
Più difficile, nel dopo partita, trovare del buon cibo italiano, nonostante la passione russa per il made in Italy a tavola, come racconta un sondaggio della piattaforma di viaggi Skyscanner, secondo cui la cucina italiana è la preferita dal 38% dei viaggiatori russi, con le lasagne, il gelato ed il tiramisù in cima ai piatti più amati. Un vero e proprio attrattore turistico, ma che la gastronomia sia uno dei punti di forza del Belpaese non è certo una novità: la speranza, in questo senso, vista anche la capacità di spesa dei turisti russi (che spendono in media 1.000 euro a testa per le loro vacanze italiane) è che la nazionale del ct Stanislav Čerčesov non vada troppo avanti: oggi l’esordio, nella partita di inaugurazione del torneo, contro la peggiore del Mondiale, l’Arabia Saudita, ma sarà dura per la Russia andare oltre i quarti di finale, e allora chissà che dai primi giorni di luglio, per mitigare il dispiacere, non si assista ad una sorta di migrazione di massa verso il Belpaese ed i suoi vini. Che, nel frattempo, proprio a Mosca e San Pietroburgo sono stati protagonisti dei “Russian Wine Awards” con le griffe dell’Istituto Grandi Marchi (Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Tenuta Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi).

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