ll Solaia rappresenta una vera e propria icona enoica, capace di risollevare letteralmente le sorti dell’enologia italiana che, nel 1978 anno del suo debutto, non erano proprio come le conosciamo oggi. Concepito da Giacomo Tachis, secondo il modello bordolese, da un uvaggio composto da Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, come il cugino Sassicaia, “parente” stretto anche nell’assonanza del nome (che nel caso del Supertuscan chiantigiano rimanda alla felice esposizione della vigna da cui arrivavano le sue uve, all’interno del più grande vigneto Tignanello), viene prodotto con questo uvaggio soltanto nelle annate 1978 e 1979, dopo di che viene aggiunto anche il Sangiovese nel suo blend. Una nascita quasi casuale, visto che il Solaia venne realizzato quasi come una “deviazione” della produzione del Tignanello. Piero Antinori, infatti, intuì di vinificare a parte una partita molto buona di Cabernet Sauvignon destinata al primo Supertuscan di casa ma eccedente in quantità, e così arrivò il Solaia. Il vino non è stato prodotto nelle annate 1980, 1981, 1983, 1984 e 1992. Il Solaia effettua la fermentazione malolattica in barrique, dove riposa per 16-18 mesi a seconda delle caratteristiche dell’annata. La versione 2016 profuma di frutti di bosco, fiori rossi, erbe aromatiche, tabacco, grafite e spezie dolci. In bocca, il sorso è rotondo, di potenza ben calibrata e dall’avvolgenza interminabile.
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