Sarebbe, evidentemente, un errore relegare la Svizzera tra i paesi che consumano vino ma non lo producono. Nella terra del cioccolato e degli orologi, infatti, esiste anche una tradizione vitivinicola piuttosto antica che ritroviamo in prevalenza nei Cantoni al confine con Francia ed Italia, capace di regalare vere e proprie “chicche”, comprensive anche di produzioni ottenute da vitigni locali di antica coltivazione. Come nel caso del Grain Savage vino ottenuto dal vitigno Humagne Rouge. La varietà arriverebbe dall’Italia e sarebbe identica al Cornalin, vitigno valdostano giunto in Svizzera, nella Valle del Rodano, attraverso il Gran San Bernardo. Negli anni Sessanta del secolo scorso, i vigneti di Humagne Rouge erano rari nel Vallese e la varietà rischiava l’estinzione, ma i viticoltori di quel Cantone hanno recuperato questa uva tradizionale e l’hanno valorizzata. La versione 2020 di Marie-Therèse Chappaz è fine e profonda al naso, dai sentori di duroni e marasche, sottobosco estivo, rosa canina ed erbe balsamiche di montagna. Bocca piena, carnosa, dai tannini maturi e setosi ancora in gran tiro, ben sorretto dall’acidità il frutto, lungo e dalla fresca e fruttata persistenza aromatica il finale. Marie-Thérèse Chappaz, enologa svizzero, alleva a regime biodinamico i suoi 10 ettari a vigneto che si trovano a Fully (nel Cantone Vallese situato nella parte Sudoccidentale della Svizzera).
(are)
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